Finalmente è stato reso disponibile pubblicamente a tutta la comunità
scientifica un database sulla deformazione crostale nell’area del Mar
Adriatico Settentrionale.
Questo database aumenta la densità delle stazioni GNSS (Sistema Satellitare Globale di Navigazione) lungo la fascia costiera adriatica, consentendo anche di catturare la deformazione crostale locale e regionale su un ampio settore del Mar Adriatico Settentrionale.
L’attività di ricerca avviata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’Università di Bologna e il Ministero dello Sviluppo Economico è stato pubblicato sulla rivista Scientific Data di Nature e si intitola “Geopositioning time series from offshore platforms in the Adriatic Sea”.
La ricerca è all’interno del programma “CLYPEA: Innovation network for future energy” e nell’ambito del progetto “subsoil deformations”.
Le stazioni GNSS (riportate nella figura sottostante) sono state installate su insediamenti industriali di Eni S.p.A., on-shore (lungo la costa) ed off-shore (su piattaforme), per la misurazione della deformazione crostale e i dati sono stati resi liberamente fruibili a tutta la comunità scientifica.
Mimmo Palano, ricercatore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e primo autore della ricerca, ci spiega che “l’insieme dei dati elaborati può essere considerato eccezionale poiché fino ad ora un database acquisito in aree off-shore così esteso non era mai stato pubblicato.
I dati – continua Palano – sono stati analizzati mediante l’utilizzo di diversi programmi di calcolo scientifico al fine di ottenere le serie temporali dello spostamento di ciascuna stazione, mettendo in luce una complessa interazione tra le fonti di deformazione regionali, quali la tettonica, e quelle locali, di origine in prevalenza antropica”.
Le stazioni GPS hanno acquisito i dati in continuo da 24 piattaforme nel Mar Adriatico Settentrionale (off-shore) e da 13 centri di stoccaggio lungo la costa adriatica (on-shore).
Questi dati potrebbero migliorare e promuovere ulteriori studi in contesti di sfruttamento off-shore come: la dinamica della linea di costa e il relativo impatto sulle attività umane e sugli ecosistemi naturali, il monitoraggio del cedimento complessivo del suolo (subsidenza) e una particolare attenzione all’attività sismica che, qui in Italia, non ha bisogno certo di presentazioni.
LINK AL DATABASE: https://doi.org/10.1594/PANGAEA.914358.