Cosa succede al vulcano Etna? La nostra intervista a Marco Viccaro (Presidente AIV)

L’intervista di CONOSCERE GEOLOGIA al Prof. Marco Viccaro, Presidente dell’Associazione Italiana di Vulcanologia (AIV), sui possibili sviluppi del vulcano Etna.

Cosa succede al vulcano Etna?

Continua persistente l’attività eruttiva del monte Etna e il nostro giornale, conosceregeologia.it, ha intervistato lo scienziato Marco Viccaro, Professore Associato di Geochimica e Vulcanologia presso l’Università di Catania e associato alle attività di ricerca dell’INGV-Osservatorio Etneo.

Le sue ricerche mirano a definire la natura e le scale temporali dei processi di storage, trasferimento e degassamento di magmi in sistemi vulcanici attivi.

Dopo gli spettacolari episodi avvenuti negli ultimi 10 giorni di questo 2021, proviamo a fare chiarezza sui possibili sviluppi dell’Etna nei prossimi giorni.

 

Ecco la nostra intervista a Marco Viccaro.

Marco Viccaro – Professore Associato di Geochimica e Vulcanologia presso l’Università di Catania e associato alle attività di ricerca dell’INGV-Osservatorio Etneo. (fonte AIV)

1) Queste eruzioni sono tipiche o presentano alcune anomalie?

”Potremmo dire che per l’Etna le eruzioni parossistiche che stanno caratterizzando quest’ultima settimana di Febbraio 2021 non costituiscono né una peculiarità né tantomeno devono essere considerate anomale. L’Etna alterna infatti cicli di attività eruttiva parecchio differenti nel tempo, con periodi in cui le eruzioni sono prevalentemente effusive ad altri in cui il vulcano manifesta maggiormente la sua energia.”

”Sequenze di eruzioni parossistiche piuttosto comparabili con la successione in atto al Cratere di Sud-Est – continua il Prof. Viccaro – si sono avute ad esempio nel 1999-2000, nel 2007 oppure recentemente con la sequenza del 2011-14. Sono successioni di eruzioni particolarmente energetiche e frequenti, ma confinate nelle zone sommitali del vulcano e non costituiscono dunque un pericolo rilevante per la popolazione.”

2) Per quale motivo, oltre alle ceneri vulcaniche, si depositano in città materiali lavici anche di dimensioni più grandi del solito? I paesi ai piedi del vulcano potrebbero correre dei rischi?

”Il fontanamento che si osserva al climax degli episodi eruttivi di questi giorni è una fase particolarmente energetica, in grado di lanciare brandelli di lava anche intorno al migliaio di metri oltre l’orlo del Cratere di Sud-Est.”
”Durante il climax dell’attività esplosiva si forma rapidamente una colonna eruttiva carica di materiale piroclastico (ceneri, lapilli e bombe in funzione delle loro dimensioni) che si può innalzare per diversi chilometri al di sopra dell’edificio vulcanico.”
”Un ruolo importante per la definizione delle aree di ricaduta e delle dimensioni del materiale piroclastico lo giocano, di concerto con l’energia dell’eruzione che determina di quanto si innalzerà la colonna, i venti in quota.”
”Il primo episodio avvenuto nel corso del mese di Febbraio 2021 (che ricordiamo però essere il quinto se consideriamo l’inizio di questa serie al 13-14 Dicembre 2020) ha avuto un impatto notevole sulla popolazione catanese, seppur possa essere considerato il meno energetico rispetto ai 5 episodi successivi (alla data di stesura di queste righe, i.e. 25 Febbraio 2021).”
”I venti sostenuti dai quadranti settentrionali, meno frequenti rispetto ai venti dominanti da nord-ovest, hanno sospinto il plume verso la città di Catania comportando una ricaduta di ceneri grossolane e lapilli anche fino ad un paio di centimetri.”
”La ricaduta di materiale piroclastico centimetrico sulle zone urbane alle basse pendici del vulcano non deve esser tuttavia considerato un fatto eccezionale. Le aree di Giarre e Acireale, sottovento rispetto ai venti dominanti, sono infatti spesso colpite da fall-out piroclastico con caratteristiche del tutto simili a quelle che hanno interessato la città di Catania il 16 Febbraio 2021.”
”E’ certamente un fenomeno fastidioso – presegue  il ricercatore – che comporta qualche problematica per la gestione di alcune attività antropiche o per i trasporti, ma niente più di questo.”
 
3) Sulla base del comportamento del vulcano e dei dati/campioni che sono stati raccolti negli ultimi giorni è possibile fare delle previsione in merito ad un suo sviluppo?
”In materia di fenomeni naturali è sempre complesso formulare una previsione su come possa evolvere uno specifico scenario.”
”Guardando al passato – specifica il vulcanologo – possiamo però constatare come questo genere di sequenze possa avere durate anche di molte settimane o mesi. Che il vulcano possa continuare su questa strada ce lo suggeriscono tuttavia alcuni dati acquisiti nel corso degli ultimi mesi/anni. I volumi di magma che hanno fatto ingresso nel sistema di alimentazione del vulcano negli ultimi 5 anni sono importanti e non sono stati controbilanciati in maniera rilevante dal quantitativo emesso durante le attività eruttive del 2017, 2018 o nel corso dell’attività persistente sommitale susseguitasi da metà del 2019 e per gran parte del 2020.”
”Si è inoltre parlato molto del fatto che i prodotti eruttati presentino composizioni “più primitive” rispetto a quelle precedenti.”
”Al di là del tecnicismo petrologico,chiarisce Viccaro – questo dato indica che i magmi profondi in questo momento riescono ad attraversare il sistema di alimentazione impiegando un tempo minore. Ciò comporta modifiche minori della composizione, la quale tende dunque ad essere più basica. C’è magma e riesce ad essere trasferito in modo semplice verso la superficie: il mantenimento di questo quadro strutturale potrebbe dunque favorire la successione di fenomeni analoghi a quelli dell’ultima settimana ancora per un bel po’ di tempo.”
4) L’andamento del tremore vulcanico di cosa è sintomo?
”Semplificando un po’ l’argomento, possiamo innanzitutto dire che il tremore vulcanico è un segnale che ci fornisce un dato sul movimento di fluidi (magma e/o gas) nelle porzioni più superficiali dell’edifico vulcanico.”
”L’intensificazione dell’attività Stromboliana verso quella di fontanamento è sempre accompagnata da un’impennata dell’ampiezza del tremore vulcanico (che può però avere forme abbastanza differenti nel tempo) perché il magma si muove e degassa durante la risalita verso la superficie.”
”Alcuni nostri studi condotti sulla successione di episodi parossistici del 2011-2012 – spiega il docente di vulcanologia – hanno messo in evidenza che le proporzioni di magma e gas nel sistema possono influire sulla forma caratteristica che assume l’andamento dell’ampiezza del tremore vulcanico nel tempo, distinguendo episodi con successione molto rapida dei fenomeni eruttivi innescati da ricariche principalmente di gas da altri episodi, molto più sostenuti nel tempo, determinati invece da ricariche di magmi ricchi in gas. ”
”In ogni caso, la cadenza regolare ogni 30-48 ore che si osserva per l’attivazione di questo genere di eruzioni è da mettere in relazione all’abbondante presenza di gas nei magmi che attualmente vengono eruttati all’Etna.”
”Se consideriamo relativamente costante la profondità di stazionamento del magma e la sua temperatura, l’altro fattore che determina il tempo necessario per “mandare in ebollizione” il sistema è semplicemente il quantitativo di gas presente nel magma.”
”Se il quantitativo di gas è costante, – conclude il Prof. Viccaro – la frequenza di accadimento delle eruzioni parossistiche è costante, se cambiano le proporzioni tra magma e gas cambierà conseguentemente la frequenza.”
Dunque, la successione di eventi che sta caratterizzando l’Etna è da inquadrare in uno stato di attività in cui si trova il vulcano già da diverso tempo e le squadre di ricercatori stanno vigilando la situazione. Noi nel frattempo godiamoci questo spettacolo emozionante ancora per un pó.

foto di Marco Viccaro

foto di Marco Viccaro

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