Il buco dell’ozono si sta lentamente chiudendo al Polo Sud. Situazione diversa in Artide

Il buco dell’ozono al Polo Sud migliora, al Polo Nord, invece, si apre un altro buco, ma, per gli studiosi, sarà temporaneo

L’assottigliamento dello strato di ozono in atmosfera, il “buco dell’ozono”, presente ormai da quarant’anni sopra l’Antartide sta lentamente diminuendo, grazie alle azioni intraprese dopo il protocollo di Montreal, sigillato nel 1987, che ha bandito l’uso e la produzione dei gas refrigeranti della famiglia dei clorofluorocarburi, i famosi CFC.

Tali composti industriali, all’interno di nubi stratosferiche a circa 80°C sottozero, innescano reazioni di riduzione dell’ozono: in pratica “rompono” le molecole dell’ossigeno tri-atomico (O3), il quale a circa 20km di altitudine sopra di noi filtra i raggi ultravioletti del Sole dannosi per le cellule degli esseri viventi.

L’ozono si può generare anche nei bassi strati dell’atmosfera (ozono troposferico), soprattutto durante la stagione estiva per la massima presenza dei raggi ultravioletti, ma, a differenza di quello stratosferico (quello “buono” per il motivo citato prima), risulta altamente inquinante e dannoso per la nostra salute.

Il buco dell’ozono sopra il Polo Sud. (fonte: NASA)

Secondo quanto emerso in uno studio coordinato da Antara Banerjee ed un team di ricercatori pubblicato sulla rivista Nature (link: https://www.nature.com/articles/s41586-020-2120-4), questo processo di chiusura del buco dell’ozono sta avendo impatti anche sulla circolazione dei venti nell’emisfero australe, producendo un indebolimento della potenza del vortice polare antartico ed un’attenuazione della corrente a getto, dovuto, probabilmente, all’ispessimento dell’ozono stratosferico in sede antartica.

Si prevede che il buco sopra il Polo Sud si rimargini nell’arco di qualche decennio (si ritiene nel 2060), una delle poche buone notizie in campo ambientale.

Tuttavia durante lo scorso inverno si sono venute a creare le condizioni per la formazione di un buco nell’ozono anche al di sopra del Polo Nord, scoperto dal programma di monitoraggio satellitare Copernicus; era già accaduto nel 1987 e nella primavera del 2011, ma questa volta è più ampio (quasi un milione di chilometri quadrati) arrivando a lambire la Scozia.

Un fenomeno inconsueto per l’emisfero boreale, anche se gli esperti affermano che dovrebbe esaurirsi nelle prossime settimane con il ritorno di temperature meno fredde in Artide.

Il buco dell’ozono sopra il Polo Nord. (fonte: ESA)

Sono dati che ci mostrano la complessità dell’ambiente terrestre: i danni si fa in fretta a farli, ma la guarigione è invece lenta e piena di ricadute.

 

IMMAGINE IN EVIDENZA: Il buco dell’ozono sopra il Polo Nord (fonte: ESA)

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