Campi Flegrei e nuove misurazioni dell’attività vulcanica

Da sempre i Campi Flegrei sono ben noti per la loro vivace attività vulcanica, trattandosi per l’appunto di un antico supervulcano che ha solo pochi rivali al mondo in quanto a dimensioni di caldera presente sulla superficie del suolo.

Dunque, monitorare lo stato di questa vasta area del golfo di Pozzuoli è di fondamentale importanza per comprendere sempre meglio il comportamento dei Campi Flegrei.

“Tracking Episodes of Seismicity and Gas Transport in Campi Flegrei Caldera Through Seismic, Geophysical, and Geochemical Measurements” è il nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Seismological Research Letters, in cui sono coinvolti l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università di Bari e l’Université Savoie Mont Blanc.

Lo studio mette in relazione due fenomeni di sismicità ed emissione di gas verificatisi il 7 ottobre 2015 e il 6 dicembre 2019, in cui sono state osservate variazioni del tasso di sollevamento e dell’ampiezza del tremore fumarolico.

“Attraverso questa analisi multidisciplinare” – spiega la ricercatrice Flora Giudicepietro – “è stato possibile evidenziare che nelle due date in esame si sono verificati degli sciami sismici caratterizzati da eventi con magnitudo maggiore rispetto a quella generalmente molto piccola dei terremoti flegrei, che sono stati entrambi preceduti da un incremento della velocità di sollevamento del suolo. Inoltre, l’ampiezza del tremore generato dalla principale fumarola dell’area di Pisciarelli (in prossimità della Solfatara e vicino al confine comunale tra Pozzuoli e Napoli), ha evidenziato un incremento dell’attività idrotermale durante e dopo gli sciami”.

Mappa della caldera dei Campi Flegrei (a sinistra) e dell’area idrotermale di Pisciarelli (a destra). Nel pannello a sinistra, la linea rossa indica il bordo della caldera e il cerchio arancione evidenzia l’area idrotermale di Solfatara-Pisciarelli. Il pannello a destra mostra il campo fumarolico di Pisciarelli. I cerchi blu indicano le posizioni delle stazioni sismiche (CPIS, CPS1 e CPS2) e il cerchio verde indica la posizione della fumarola principale. (Fonte INGV)

 

Per determinare con precisione l’ampiezza del tremore è stato utilizzato il segnale di una stazione sismica molto vicina alla fumarola.

“Questa stazione” – continua la ricercatrice – “ha permesso di raccogliere dati che danno un’indicazione dell’attività della fumarola in oggetto, che ben si correla anche con quelle della Solfatara”.

La Solfatara di Pozzuoli è uno delle decine di vulcani che si trovano nei Campi Flegrei. Questa consiste principalmente di fumarole di anidride solforosa e gettate di fango ad alte temperature.

Dal 2004 ad oggi si è avuta una continua ma moderata intensificazione delle manifestazioni vulcaniche, tant’è che il Dipartimento della Protezione Civile decretò il passaggio di queste zone dal livello di allerta verde (base) al livello giallo (attenzione).

Sebbene la situazione sembra essere sotto controllo, “la ricerca continua, per comprendere sempre meglio i processi in atto nei Campi Flegrei”, conclude Flora Giudicepietro.

 

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