Le nuove tecnologie sono già ampiamente disponibili, basterebbe “solo” una classe politica non miope che traguardasse il presente e immaginasse un futuro migliore per i nostri figli e nipoti.
Si parla molto in questi mesi di transizione ecologica, di addio ai motori endotermici per autotrazione (in pratica le attuali automobili), e si scommette molto sulla produzione di veicoli a trazione elettrica, nominalmente meno inquinanti e quindi più compatibili con tutto l’ecosistema.
I temi trattati sono certamente sensibili, perché possono coinvolgere le attività lavorative di milioni di persone, direttamente o indirettamente coinvolte nella produzione di automobili… tradizionali, scomparendo le quali perderebbero il loro reddito.
A giusta ragione però si deve argomentare che con le attuali immissioni di elementi inquinanti in atmosfera – prime tra tutti le enormi quantità di CO2 (anidride carbonica) in futuro la Terra sarà abitata solo da insetti, blatte e quant’altro, venendo meno le condizioni ambientali per la sopravvivenza dell’uomo.
Un futuro di certo lontano per i parametri umani, ma breve dal punto di vista geologico.
Occorre quindi, ma può sembrare utopia, un comune intento con passi non rivoluzionari ma continui e costanti nel tempo, per invertire la attuale tendenza al riscaldamento globale.
Ma veniamo alla più immediata attualità: numerose aziende su scala mondiale si stanno prodigando per realizzare auto elettriche che in pratica scimmiottano quelle con motori a scoppio.
Quindi auto sempre più potenti e performanti che, per proteggere adeguatamente gli occupanti devono necessariamente possedere requisiti idonei a garantire la sicurezza degli occupanti (air bag, carrozzeria a struttura assorbente di eventuali urti, ecc.).
Tutto ciò evidentemente con aumento dei pesi e dei costi di acquisto e gestione.
Ma, volendo anche tralasciare questo aspetto, quello che appare chiaro è la necessità di prevedere, date le conoscenze attuali, alla realizzazione di idonee stazioni di ricarica dei pacchi di batterie.
Ogni singola operazione di rifornimento di energia elettrica richiede infatti ore di sosta del veicolo, con il suo conseguente inutilizzo.
A questo punto sorge una domanda, che deriva però dai primi insegnamenti impartiti in ogni Politecnico: la unificazione.
Per questo esiste l’UNI, “Sigla dell’Ente nazionale italiano di unificazione, organismo nazionale italiano di normazione, che svolge attività in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario esclusi quello elettrico ed elettrotecnico, di competenza del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) e partecipa in rappresentanza dell’Italia all’attività normativa degli organismi sovranazionali di normazione, come l’ISO (➔) e il Comité Européen de Normalisation (CEN). L’UNI elabora norme sviluppate da organi tecnici, promuove l’armonizzazione delle norme a livello mondiale ed europeo, pubblica e diffonde le norme tecniche e i prodotti editoriali a esse correlati” (definizione della Enciclopedia TRECCANI).
Quindi si può asserire che la normativa, almeno europea, è già esistente: occorre “solo” che i produttori si adeguino.
Con una unica tipologia di accumulatori, infatti, si aprirebbe la strada per la loro completa intercambiabilità, e quindi per la loro rapida sostituzione in “Stazioni di Posta” di antica memoria, pur se rivedute e adeguate alle attuali tecnologie.
Il “Cambio dei cavalli”, cui si provvedeva rapidamente nei secoli scorsi, diverrebbe il cambio delle Batterie per le quali, montate su slitte, basterebbero pochi minuti agli autoveicoli, per ripartire con il pieno di energia elettrica.
Queste Stazioni di Posta, edificate in aree extraurbane, potrebbero essere dotate di dispositivi di produzione di energia elettrica a impatto zero, quali generatori eolici, pannelli fotovoltaici, generatori geotermici anche a bassa entalpia.
In questo modo non aumenterebbe la immissione di CO2 in atmosfera, contribuendo quindi alla sua salubrità.
Per quanto riguarda la mobilità urbana, ed in attesa della prossima generazione di automobili senza conducente, piccoli e leggeri veicoli elettrici, con sistemi di ricarica in “stalli” condominiali, con il supporto del “5G” (sistema di trasmissione di telefonia cellulare di quinta generazione, molto performante), potrebbero contribuire significativamente al trasporto cittadino in tutta sicurezza.
Questo perché il software installato, unito appunto allo scambio in tempo reale di informazioni su posizione, velocità e condizioni meteo degli altri veicoli presenti nell’area, ed alla possibilità di intervento sui sistemi di guida, preverrebbe totalmente la possibilità di collisioni e di incidenti e quindi di infortuni tra gli occupanti.
Le tecnologie dei sistemi auspicati sono già ampiamente disponibili e basterebbe “solo” una classe politica non miope che traguardasse il presente e immaginasse un futuro migliore per i nostri figli e nipoti.