Le variazioni del Mar Mediterraneo e l’uomo di Neanderthals: nuove scoperte nel Lazio meridionale

Lungo le scogliere carbonatiche del Lazio meridionale, ed in particolare sulla costa tra il promontorio del Circeo e Gaeta, sono presenti una serie di grotte che rivelano un passato marcato dalle variazioni del livello del Mar Mediterraneo e la presenza di un nostro antenato dichiarato scomparso per sempre: l’uomo di Neanderthal.

Le variazioni della temperatura media globale sono responsabili dell’avanzamento e della regressione dei ghiacciai, periodi glaciali e interglaciali rispettivamente. Questi a loro volta determinano l’innalzamento e l’abbassamento del livello del mare che nel Mar Mediterraneo ha avuto variazioni fino ad oggi inaspettate.

Lo studio Anomalous Last Interglacial Tyrrhenian sea levels and Neanderthal settling at Guattari and Moscerini caves (central Italy) condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’Università Tor Vergata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di FR, LT e RI, appena pubblicato su Scientific Reports, è volto a stabilire i caratteri paleoambientali dei sedimenti e le loro implicazioni sul livello del mare passato.

Questo studio geologico-stratigrafico, infatti, fornisce vincoli cronologici ai marcatori del livello del mare che si verificano in due grotte costiere dell’Italia centrale (Grotta Guattari e Grotta dei Moscerini) che nel periodo Tirreniano (124.000 – 80.000 anni fa) erano frequentate dai Neanderthals.

Prelievo di campioni in Grotta Guattari (fonte INGV)

 

Fabrizio Marra, ricercatore dell’INGV e coautore dello studio ci dice che in queste grotte furono rinvenute numerose testimonianze di frequentazione umana del Paleolitico. Tra queste, un cranio di Neanderthal quasi completo rinvenuto a Grotta Guattari è la più importante, insieme a una grande quantità di strumenti in selce. Inoltre, è emersa la peculiare presenza di strumenti realizzati dall’uomo di Neanderthal utilizzando le valve di una conchiglia, la ‘Callista chione’ che, nota come “fasolaro”, è ancora oggi tipica delle spiagge del litorale laziale”.

Ed è proprio grazie alla presenza di questi elementi che i ricercatori di INGV sono riusciti a ricavare importanti informazioni sulle oscillazioni del livello del mare, vediamo come.

La frequenza di queste grotte è stata considerata possibile in modo sistematico dopo la caduta del livello del mare da l’ultimo stadio interglaciale, infatti, come afferma Marra “il Tirreniano costituisce il periodo interglaciale tra le ultime due glaciazioni avvenute rispettivamente 160.000 e 20.000 anni fa. In questo periodo, dopo che il mare era sceso fino a 120 metri al di sotto del livello attuale a causa del congelamento di grandi masse d’acqua ai poli, si è verificata una sua veloce risalita durante la terminazione glaciale.”

Al contrario, circa 125.000 anni fa, l’acqua entrava nelle grotte producendo una serie di indicatori del livello del mare, strisce orizzontali di tane di litodomus e caratteristici depositi biodetritici.

“Attorno a 125.000 anni fa”, prosegue Marra, il mare raggiunse e superò di circa sei metri quello attuale. Seguirono due oscillazioni in cui il livello del mare ridiscese a causa del forte abbassamento delle temperature e poi risalì, prima di “precipitare” nuovamente di oltre cento metri durante l’ultima glaciazione.”

“Lo studio ha appurato che durante queste due risalite temporanee, avvenute 100 e 80 mila anni fa, il livello del mare arrivò a quote prossime a quello attuale, a differenza di quanto finora stimato attraverso il calcolo teorico dei volumi di ghiaccio che si formarono e si fusero in questo periodo”.

Ricostruzione delle linee di costa tra Anzio e Gaeta (fonte INGV)

I risultati raggiunti con questo studio sono importanti anche per l’epoca attuale. Ciò perché nelle valutazioni della crescita del livello del mare prevista a seguito della fusione dei ghiacci provocata dal riscaldamento globale, si dovrà necessariamente tenere conto di questo comportamento inaspettato del Mediterraneo nelle epoche passate, conclude il ricercatore.

Questo nuovo scenario implica condizioni paleogeografiche e ambientali molto diverse sia in quest’area che nell’intera regione costiera del Mediterraneo rispetto a quanto si pensasse in precedenza, e ha anche conseguenze rilevanti sul tempo di frequentazione e sulla modalità di accesso dei Neanderthal alle grotte del Lazio meridionale.

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