Riflessioni sulla geologia di oggi e domani.
Non oso pensare cosa succederebbe se la serie micidiale di terremoti che sta devastando il Messico accadesse nel nostro territorio, oppure se solo il dieci per cento degli uragani che imperversano nel Golfo del Messico colpisse la penisola italiana. A nostra memoria, il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 causò più di tremila morti, in un’area molto meno popolata di quella di Città del Messico e con una magnitudo 10 volte inferiore, pur se in una condizione geologica per certi versi simile (conca alluvionale sollecitata da scosse profonde), mentre il maremoto seguito al sisma del 1908 devastò particolarmente Messina, causando il crollo del 90% degli edifici e circa novantamila morti.
Paragonati agli eventi italiani citati, quelli attuali del Centro America, ben più distruttivi per le potenze in gioco e per la superficie interessata, hanno sì causato diverse centinaia di morti ma decisamente minori di ben due ordini di grandezza rispetto a quanto accaduto in Italia!
Evidentemente prevenzione e informazione hanno meglio funzionato che da noi; e non si vuole citare il Giappone, caposcuola nel campo della prevenzione antisismica e nella educazione alla popolazione.
Di certo la Terra è un pianeta vivo, la cui dinamica, endogena ed esogena, genera vita, ma anche morte, per cui, obtorto collo, è necessario tenerne conto e prendere le necessarie e dovute contromisure per garantire la sopravvivenza della popolazione e la salvaguardia delle cose.
Facile a dirsi, vero! Molto più difficile da realizzarsi, tanto più se non si ha la consapevolezza del pericoli, e quindi dei rischi, che si corrono senza una analisi preventiva di ogni opera o manufatto che si vuole realizzare.
Colossali edifici, immani opere idrauliche, strabilianti strade e ponti del passato sono tuttora visibili ed eretti nelle nostre città e contrade, mentre strutture ben più moderne crollano anche dopo sollecitazioni minime: come mai ciò accade nonostante le indubbie conoscenze tecnologiche e capacità costruttive attuali?
L’ovvia risposta è a dir poco inquietante; infatti dalle verifiche successive ai crolli vengono SEMPRE evidenziate carenze progettuali o realizzative.
Dunque le ipotesi possono essere due: conoscenze insufficienti o criminali mancanze costruttive messe in campo per lucrare illecitamente nelle fasi costruttive.
A grande scala sono questi gli effetti delle carenze del nostro patrimonio edilizio, che, come è noto, insiste su di un fragile territorio, sia dal punto di vista geomorfologico ed idrogeologico che vulcanico-sismico.
Allora la strada da percorrere è lunga perché si deve re-istruire e ri-educare l’intera popolazione italiana alla cura, al rispetto ed alla salvaguardia del territorio, rinunciando ad un facile ed immediato guadagno per privilegiare il comune patrimonio.
È in questa ottica che “Conoscere Geologia” si pone, avendo come obiettivo primario proprio la diffusione della conoscenza geologica ed ambientale, perché è soltanto in questo modo, ovvero con la consapevolezza dei rischi e la idea dei costi rispetto ai benefici, che si può pensare di migliorare in modo significativo il degrado ambientale che imperversa in Italia e fornire ai nostri figli e nipoti non prati che emanano diossina o esalazioni tossiche ma salutari aromi naturali.
Si deve comunque ripartire dalla scuola primaria, per proseguire poi in ogni ciclo scolastico, di modo che le nuove classi dirigenti possano essere ben consapevoli di quanto sia rischioso sfidare la Natura!
Anni di attesa…. E intanto? Nel frattempo è indispensabile abbandonare chimere di guadagno immediato basato sul furto al futuro, perché questo si ripresenta con un conto ben salato.
Quindi il corretto utilizzo delle professionalità, senza voli pindarici che solo in apparenza possono risolvere le problematiche costruttive, può, anzi deve essere perseguito in toto.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile che ciascuno sia partecipe del processo, sia che si tratti di ristrutturazioni, sia di nuove edificazioni che di verifiche; i geologi devono quindi, con le loro competenze, contribuire fattivamente ai processi e, in sinergia con ingegneri ed architetti risolvere tutte le problematiche connesse. Ciò si ottiene solo se Politici, Amministratori ed Economisti, che tengono salde a sé le leve del potere, si convincono finalmente che è l’unico modo per vincere la sfida, altrimenti si perirà tutti; magari non subito, ma è inevitabile che ciò accada.
Un modo pratico per agire potrebbe essere quello di adottare la filosofia delle Normative UNI-ISO quali linee guida per ogni progetto, siano esse le “9000”, le “1400” o le “45000”.
In questo modo si avrebbe la ragionevole certezza che ogni opera venga realizzata “a regola d’arte”, come ogni professionista dovrebbe fare.