Sul dissesto idrogeologico, concorso fotografico

Tra pochi giorni si premierà il vincitore del terzo concorso fotografico organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania, che avrà per tema il ” dissesto idrogeologico ”.

 

Organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania, sabato 17 dicembre, a Napoli, presso la sede della Provincia in Via Don Bosco, si terrà la premiazione del vincitore del terzo concorso internazionale fotografico ”il dissesto idrogeologico: il pianeta malato” (vedi fig.1). La cerimonia sarà anche occasione di discussioni tra esperti del settore sul tema del ”DISSESTO IDROGEOLOGICO, MALE DEL SECOLO: RISCHI E PERICOLOSITA”.

 

1 - Brochure Concorso fotografico - Dissesto idrogeologico

1 – Brochure Concorso fotografico – Dissesto idrogeologico

 

Encomiabile iniziativa, che vuole ancora una volta “gridare” al mondo quanto poco si fa in termini di prevenzione e protezione ambientale ed antropica. Ma forse il problema è più acuto, anzi si dovrebbe dire cronico, in Italia.

La corta memoria di noi italiani è il difetto maggiore che abbiamo.

2 - Alluvione di Firenze del 1966

2 – Alluvione di Firenze del 1966

Probabilmente è una eredità di un lontano passato, quando l’Homo Sapiens, per sopravvivere alle avversità naturali, DOVEVA necessariamente comportarsi in tal modo…. Ma oggi giorno, dopo decine di migliaia di anni di…. Civiltà, nulla più giustifica tale atteggiamento!

3 - Ricostruzione de "L'Uomo di Altamura"

3 – Ricostruzione de “L’Uomo di Altamura”

Ci si riferisce a quelle che vengono definite “calamità naturali” ed ai loro spesso devastanti effetti. Quando accade l’evento siamo tutti pronti – giustamente – a correre in aiuto ai sinistrati e di contro a pontificare per l’“inatteso sinistro”!

Ma poi, trascorsi pochi giorni, tutto come prima, tranne che per gli sventurati coinvolti direttamente.

Manca sempre, purtroppo, da parte di Amministratori e politici ma – soprattutto – dal Governo Centrale, un Piano per il riassetto idrogeologico di tutta la Penisola Italiana, una sorta di Piano Industriale dedicato, che possa, a medio-lungo termine, mitigare compiutamente il rischio, elevatissimo, in cui versa il nostro territorio.

Tale Piano di indirizzo dovrebbe dare le indicazioni specifiche, ovvero le Regole in cui gli Enti Locali preposti alla gestione diretta devono agire.

4 - cronoprogramma

4 – cronoprogramma

Naturalmente per ogni tipologia di intervento anche i tempi ed i costi devono essere fissati; ciò presuppone un attento e puntuale studio, sulla base della copiosa bibliografia esistente, o su specifici approfondimenti, se del caso, da parte di geologi, agronomi ed ingegneri idraulici, per delimitare e definire i parametri necessari.

È noto, nonostante la disastrosa abolizione nelle Scuole italiane dello studio della geografia, che l’Italia è una penisola con relativamente poche pianure e molti rilievi; quindi di complessa “abitabilità”, visto anche il numero di abitanti presenti. Allora la progettazione del ripristino della sicurezza idrogeologica in Italia non è certo di semplice risoluzione, anzi, è decisamente di una complessità notevole!

Dato per scontato che il primo obiettivo dovrebbe essere quello della messa in sicurezza delle aree con imminente pericolo di crollo e/o di esondazione nel caso di corsi d’acqua, il secondo passo deve essere la delocalizzazione delle zone che occupano alvei o sono a rischio frana.

5 - Esempio di via di comunicazione con rischio frana (ribaltamento)

5 – Esempio di via di comunicazione con rischio frana (ribaltamento)

Terzo passo, laddove lo spostamento delle attività produttive o delle residenze appare troppo oneroso rispetto ai benefici attesi, occorrerà progettare delle opere di protezione dagli eventi dovuti soprattutto alla dinamica atmosferica terrestre.

Ben diverso, come noto, deve essere l’approccio nei confronti della dinamica endogena, ovvero terremoti e/o bradisismi: in questo caso è vitale ristrutturare gli edifici esistenti con le tecnologie attualmente disponibili o progettare, nel caso di nuove realizzazioni, rispettando le normative attuali e – soprattutto usando i materiali idonei e non (come le cronache dei crolli di manufatti spesso attestano) sabbia al posto del cemento.

I fondi… senza fondo, si potrebbe dire; ma per una tale, generale, riprogettazione dell’Italia, occorre una massa di denaro cospicua che soltanto considerando tempi medio-lunghi, dell’ordine delle decine di anni, può essere presa in esame.

Fondi Europei, Statali, Regionali e di privati cittadini, possono insieme costituire quella massa di denaro necessaria a questo ambizioso scopo.

In pratica si dovrebbe pensare come se si fosse di nuovo nel periodo post bellico, quando era necessario ricostruire tutte le infrastrutture perché distrutte; in realtà siamo in un periodo post bellico, ma la guerra non è stata quella delle bombe piovute dall’alto ma dalle speculazioni edilizie ed economiche le quali, favorendo pochi soggetti senza scrupoli, hanno di contro depauperato il territorio italiano ed i suoi cittadini.

Utopia allora?

Forse sì, ma se una volta è riuscito il “miracolo italiano”, perché non ritentare?

Interessi privati e potentati di vario genere devono essere messi a tacere a favore di un più generale obiettivo, perché è soltanto in questo modo che si può sperare in una Italia futura, con adeguato e dignitoso lavoro per tutti in un ambiente scevro da rischi pseudo-naturali e da inquinanti nocivi per la salute dei suoi abitanti.

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