Nuovi studi sulla pericolosità sismica. La nostra intervista a Nicola Casagli dell’UNIFI

Ad integrare con nuovi dati le mappe di pericolosità dei terremoti già fornite da INGV è un team di ricercatori dell’Università di Firenze, della Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e dell’Istituto Geografico Militare (IGM).

Come sappiamo la penisola italiana è costantemente perturbata da scosse sismiche che ancora non siamo esattamente in grado di prevedere.

Conosceregeologia ha intervistato il Dott. Nicola Casagli per fare chiarezza su come le nuove analisi di dati perfezioneranno il processo per la stima della pericolosità sismica in Italia.

Oggigiorno grazie ai satelliti (artificiali) che orbitano intorno al pianeta è possibile monitorare costantemente ciò che accade lontano dal nostro pianeta e, come vedremo in queste righe, migliorare i modelli per la valutazione della pericolosità dei terremoti.

Gli autori dello studio “Spatial forecasting of seismicity provided from Earth observation by space satellite technology”, pubblicato anche sulla rivista Nature Scientific Reports, sono il coordinatore del progetto Gregorio Farolfi, di IGM, Nicola Casagli e Derek Keir, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, e Giacomo Corti del CNR.

Fabio Morelli di conosceregeologia.it ha intervistato il Dott. Nicola Casagli per fare chiarezza su come le nuove analisi di dati perfezioneranno il processo per la stima della pericolosità sismica in Italia.

Questa la sua intervista.

Mappa del tasso di deformazione accumulato nella crosta terrestre e distribuzione dei terremoti recenti. I cerchi rappresentano i terremoti di magnitudo M ≥4 avvenuti nella penisola italiana dal 1° gennaio 1990 al 31 dicembre 2017. (fonte Nature Scientific Reports)

FINALMENTE UNA PROCEDURA STRUMENTALE PER LA PREVISIONE DEI TERREMOTI?

“Non si tratta di una nuova procedura strumentale per la previsione dei terremoti, ma di una nuova analisi di tutti i dati disponibili a livello nazionale per misurare il tasso di deformazione della crosta terrestre. Il monitoraggio nel tempo delle zone con elevato tasso di deformazione crostale potrà permettere di affinare i modelli per la valutazione della pericolosità sismica a scala nazionale.” ”La comunità scientifica – continua Casagli – ”è ancora molto lontana dalla possibilità di prevedere quando e dove avverrà il prossimo terremoto ma, mettendo insieme tutti i dati disponibili sulla dinamica della crosta terrestre, può fornire un quadro molto preciso della pericolosità sismica del territorio.”

CHE DATI IMPORTANTI HANNO FORNITO I SATELLITI E COME LI AVETE INTEGRATI AI CATALOGHI DI TERREMOTI FORNITI DA INGV?

“Sono stati analizzati i dati raccolti dai satelliti radar dal 1991 al 2011 elaborati con la tecnica degli scatteratori permanenti (Permanent Scatterers): si tratta di circa di 25 milioni di punti in cui è disponibile una misura molto accurata dello spostamento del suolo. Tali dati sono stati integrati con le registrazioni dalla rete nazionale GNSS (Global Navigation Satellite System), che comprende 621 stazioni di misura, in modo da determinare i movimenti superficiali del terreno su tutta la penisola italiana.”

”Questi dati – spiega il docente  del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze – sono stati quindi elaborati per calcolare il tasso di deformazione, o strain rate, che rappresenta l’energia deformativa accumulata nella crosta terrestre durante i processi tettonici. La mappa del tasso di deformazione così ottenuta è stata confrontata con la distribuzione dei terremoti del catalogo nazionale INGV, evidenziando un’ottima corrispondenza fra le zone ad alta deformazione e i terremoti più forti.”

AVETE RISCONTRATO DIFFERENZE CON LA PERICOLOSITÀ SISMICA INGV?

“La mappa del tasso di deformazione crostale che abbiamo realizzato non si sostituisce alla mappa di pericolosità sismica dell’INGV, che resta il documento ufficiale per la valutazione della sismicità del territorio nazionale. I dati che abbiamo raccolto e la metodologia che abbiamo sviluppato potranno forse essere utili per affinare le future mappe di pericolosità sismica, insieme ad altri dati e informazioni sulla sismicità storica e strumentale.”

SI RIUSCIRÀ A PREVEDERE ANCHE LA MAGNITUDO?

“Già adesso è possibile stimare la magnitudo dei terremoti attesi in termini probabilistici con le metodologie utilizzate per la valutazione della pericolosità sismica a scala nazionale. Ripeto che i risultati del nostro studio – ribadisce Casagli – potranno forse contribuire ad affinare le stime, non certo a sostituire metodi consolidati e ampiamente condivisi dalla comunità scientifica internazionale.”

A) Mappa della distribuzione e magnitudo dei terremoti 24555 M ≥2,5 verificatisi nella crosta italiana dal gennaio 1990 al dicembre 2017. I terremoti sono rappresentati da punti con dimensioni crescenti con magnitudo. B) Mappa della Seconda Invariante del tasso di deformazione orizzontale. (fonte, Nature Scientific Reports)

IN CHE MODO SONO LEGATI VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DELLA CROSTA E MAGNITUDO DI UN TERREMOTO?

“Abbiamo osservato una chiara corrispondenza fra le zone con elevato tasso di deformazione crostale e la distribuzione dei terremoti con magnitudo maggiore di 2,5.”

AVETE GIÀ ALTRI DATI CHE POSSONO ESSERE ASSOCIATI A NUOVI EVENTI?

“Lo sviluppo futuro della ricerca riguarda analisi di dettaglio condotte a livello regionale. Per alcune regioni italiane (es. Toscana, Veneto e Valle d’Aosta) sono disponibili dati continuamente aggiornati sugli scatteratori permanenti derivati dai satelliti europei Sentinel-1. Questi dati – conclude Casagli – consentono di produrre mappe dinamiche del tasso di deformazione aggiornate con cadenza circa settimanale.”

Anche se siamo molto lontani dal prevedere quando sarà il prossimo terremoto, questa sensazionale scoperta è, per un paese come l’Italia, di primaria importanza e ci fa compiere un balzo in avanti nella previsione di un evento sismico che può colpire una certa area in un certo momento.

Chissà, forse un giorno riusciremo a prevedere l’imprevedibile?

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