La nascita della vulcanologia moderna sul vulcano più alto d’Europa, l’eruzione dell’ Etna del 1879.
L’ Etna, nel corso della sua storia geologica, ha prodotto eruzioni di vaste dimensioni che hanno contribuito alla conoscenza e allo sviluppo della vulcanologia italiana e mondiale. L’evento eruttivo del maggio-giugno 1879 assume un posto di rilievo nel panorama storico etneo, giacché ha inaugurato un periodo innovativo e fecondo per le ricerche vulcanologiche. In un’Italia che solo da pochi anni aveva raggiunto la sua unità nazionale, è stato necessario avviare una serie di studi e di indagini che potessero contribuire alla prevenzione del rischio vulcanico, alla previsione delle eruzioni e allo studio della vulcanologia dell’Etna. Le ricerche furono promosse dal ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, e dal ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con il vulcanologo toscano, trapiantato a Catania, Orazio Silvestri.
L’eruzione ebbe inizio la sera del 26 maggio 1879, con due apparati eruttivi su due versanti del vulcano, quello meridionale e quello settentrionale. L’eruzione a sud ebbe termine dopo due giorni, ma a nord una colata lunga oltre 10 chilometri interruppe le principali vie di comunicazioni, arrecando ingenti danni al borgo di Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia, giungendo nei pressi del fiume Alcantara e minacciando il paese di Mojo Alcantara. Il 3 giugno il ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Salvatore Majorana Calatabiano, e il ministro della Pubblica Istruzione, Michele Coppino, istituirono una commissione scientifica per lo studio dell’eruzione in corso. Il gruppo era composto da tre figure di primo piano del panorama scientifico ottocentesco, quali il fisico Pietro Blaserna, il geologo Gaetano Giorgio Gemmellaro, figlio del vulcanologo Carlo e il vulcanologo-chimico Orazio Silvestri. La varietà dei fenomeni geodinamici del periodo è arricchita da un evento sismico rilevante avvenuto il 16 giugno, che porterà distruzione e morte in alcuni paesi del fianco orientale, come Bongiardo, Santa Venerina e Linera.
In seguito a questa eruzione, in particolare tra il 1879 e il 1883, furono installate sul perimetro dell’Etna varie stazioni sismiche con l’intento di realizzare una rete di sorveglianza in senso moderno per studiare la sismicità correlata al vulcanismo. L’inaugurazione dei sismografi avvenne nel mese di gennaio del 1883. Qualche settimana dopo, il 21 marzo, un forte incremento dell’attività sismica nella regione etnea è interpretato dal vulcanologo Silvestri come un evento precursore di una futura eruzione. Il giorno successivo, il 22 marzo 1883, un’eruzione laterale coinvolge il fianco meridionale del vulcano fino ad una quota di 950 metri circa, divenendo così il primo evento eruttivo dell’Etna previsto sulla base dei dati sismici.
L’eruzione del 1879, quindi, grazie alla particolarità, complessità e varietà dei fenomeni eruttivi e sismici ha permesso uno studio approfondito del vulcano siciliano. Come è avvenuto di recente, durante la crisi eruttiva del 2002-2003, quella del 1879 rappresenta di fatto “l’eruzione perfetta” (definizione data per l’evento del 2002) della seconda metà dell’Ottocento.
Guglielmo Manitta
FOTO IN EVIDENZA: La Casa Cimino a Passopisciaro e la colata lavica diretta a valle (dalla copertina de L’Illustration, Parigi, 21 giugno 1879).