23 novembre 1980, 38 anni fa il terremoto che causò tremila morti e distrusse paesi e villaggi

Oggi ricorrono trentotto anni dal tragico evento sismico che il 23 novembre 1980 che colpì l’Irpinia e parte della Basilicata, portando in pochi minuti la morte a circa 3000 persone per la distruzione di interi paesi.

Oggigiorno diventa criminale ignorare le conoscenze geologiche, troppo spesso per un proprio immediato tornaconto, infischiandosi del benessere delle future – anche prossime – generazioni.

Prima pagina de ”IL MATTINO”

 

Dopo il 23 novembre del 1980 altri terremoti si sono succeduti nella penisola italiana, colpendo soprattutto il Centro Italia, particolarmente suscettibile a questi eventi essendo posizionata, come noto, al confine tra la placca africana e quella euro-asiatica, nel Promontorio africano.

Scarpata di faglia del terremoto dell’Irpinia del 1980 sul monte Carpineta, qui il rigetto verticale ha raggiunto anche 120 cm.

Scarpata di faglia del terremoto dell’Irpinia del 1980 sul monte Carpineta, qui il rigetto verticale ha raggiunto anche 120 cm.

Le cronache degli ultimi decenni si sono riempite quindi di copiose descrizioni e disquisizioni sugli eventi di volta in volta accaduti e che hanno molto spesso comportato di nuovo la perdita di molte vite umane e la distruzione, oltre che di abitazioni civili, anche di immensi patrimoni architettonici di cui il nostro Paese è ricco.

Scarpata di faglia del terremoto dell’Irpinia del 1980 attraverso la Piana di San Gregorio Magno, alla terminazione sud della rottura dove il rigetto verticale era di 20-40 cm.

Scarpata di faglia del terremoto dell’Irpinia del 1980 attraverso la Piana di San Gregorio Magno, alla terminazione sud della rottura dove il rigetto verticale era di 20-40 cm.

Studi, ricerche, approfondimenti e simulazioni hanno chiarito la dinamica del sisma del 23 novembre e, visti i possibili tempi di ritorno di circa 40 anni, c’è la possibilità di un nuovo accadimento simile.

 

Palazzo del Governo a L’Aquila dopo il terremoto del 2009

Significativa immagine del Palazzo del Governo a L’Aquila dopo il terremoto del 2009.

Gli anni trascorsi dal terremoto Irpino hanno consentito, pur con tempi lunghi e notevoli polemiche, la ricostruzione dei centri abitati distrutti e creato una positiva spinta per l’avvio di nuove attività industriali e commerciali nell’area erroneamente chiamata “del cratere”, ma oramai entrata nell’immaginario collettivo.

Purtroppo, come troppo spesso accade in Italia, esaurita la spinta emotiva ed economica del momento, il 90% di queste attività sono cessate, lasciando le classiche, tristi e inquinanti “cattedrali nel deserto”.

La lista dei terremoti noti in Italia è lunga mille anni per cui Non ci può essere alibi nel dire: io non sapevo; in pratica tutto il territorio, con piccole e circoscritte aree quali la Sardegna, il Salento o l’avampaese Ibleo, dovrebbe consigliare di costruire edifici o manufatti in tali zone, sempre e soltanto dopo un approfondito studio delle condizioni stratigrafiche ha locali, iniziando dalla microzonazione  sismica che dà delle puntuali indicazioni di fattibilità.

I Terremoti dell’ultimo secolo in Italia

È precipuo compito dei geologi fornire ai progettisti tali parametri, indispensabili per edificare un “edificio sicuro” ma – purtroppo – ciò accade di rado e quindi i disastri continuano e continueranno nel tempo.

Tutto questo accade perché il cittadino italiano ha la memoria corta che, mentre si poteva giustificare, se non capire, nei secoli scorsi quando le conoscenze geologiche non erano sviluppate e diffuse, oggigiorno diventa criminale ignorarle, troppo spesso per un proprio immediato tornaconto, infischiandosi del benessere delle future – anche prossime – generazioni.

Questa malattia può essere curata? Con la “Memorina” in compresse? Con iniezioni di “Non ti scordar di me”?

No!!! La medicina è  stata anche quest’anno riproposta dal Consiglio Nazionale dei Geologi ed entusiasticamente accolta dai geologi italiani: è quella di informare, formare e quindi educare i giovani fornendo “pillole” di conoscenza geologica, dando particolare risalto alla prevenzione sismica, idrogeologica e vulcanica, i rischi che maggiormente affliggono l’Italia, con una capillare campagna di formazione che ha visto coinvolti centinaia di geologi e migliaia di studenti in moltissime scuole, dalla Primaria alla Secondaria.

Geologi presso la Scuola media ''Marco Polo'' di San Giorgio delle Pertiche PD

Geologi presso la Scuola media ”Marco Polo” di San Giorgio delle Pertiche PD

È solo in questo modo, infatti, inculcando conoscenza e consapevolezza nelle giovani generazioni, che si può sperare in un futuro libero da vittime delle cosiddette “catastrofi naturali” che altro non sono se non l’espressione della normale dinamica terrestre; così si potrà in futuro accogliere il terremoto per quello che è: movimento attivo di una terra VIVA, con costruzioni, edifici, installazioni che ne tengano adeguatamente conto e nel tempo vengano monitorate costantemente. Se solo si pianificasse di adeguare alle possibili sollecitazioni sismiche il 20% degli edifici suscettibili si sarebbe fatto un gigantesco passo verso la sicurezza di tutto il patrimonio edilizio italiano e tante, tante vite umane sarebbero risparmiate.

Previous Post
Next Post