Terremoto in Messico, perché si è sentito così forte nella capitale del paese?

messico-rslL’8 settembre del 2017, un terremoto di magnitudo 8.1 (secondo i dati dell’USGS) è avvenuto al largo delle coste pacifiche del Messico meridionale. Gli stati più colpiti sono quelli del sud-ovest del paese, in particolare Tabasco, Oaxaca e Chiapas. In queste aree l’intensità del terremoto ha raggiunto il IX grado della scala Mercalli modificata (dati dell’USGS).

Tuttavia, un dato che colpisce guardando le mappe dello scuotimento del suolo, è che il sisma è stato avvertito con molta intensità a Città del Messico, dove la gente è scesa in strada in preda al panico e le case hanno oscillato paurosamente.

Nella giornata di ieri i video mostrati dalle televisioni e dai siti di notizie di tutto il mondo venivano soprattutto dalla capitale, dando l’impressione che il terremoto avesse colpito soprattutto questa città (dove comunque non vi sarebbero stati né crolli, né vittime). La città, però, è situata a circa 1000 km dall’epicentro del sisma, nel centro del paese. Ben lontana dall’epicentro.

Come mai un risentimento così forte?

Se da una parte ha certamente contribuito la potenza del terremoto e la profondità dell’ipocentro (più di 60 km di profondità), il motivo principale sta nel tipo di sedimenti su cui sorge Città del Messico. La capitale messicana sorge su un antico bacino lacustre, ed è costruita su sedimenti alluvionali soffici e con spessori importanti. Inoltre, è posizionata in un bacino geografico chiuso. Tutti fattori che costituiscono gli ingredienti essenziali per l’amplificazione delle onde sismiche. 

In sostanza, le onde sismiche provenienti da centinaia di chilometri di distanza, ormai indebolite dalla lunga distanza percorsa, sono state amplificate dalla natura dei sedimenti e dalla geografia locale.

Questo fenomeno era già avvenuto nel 1985, quando si verificò il terribile terremoto del 19 settembre, conosciuto come “il sisma di Città del Messico”. In quella occasione la città venne devastata e vi furono migliaia di vittime, ma anche in quella circostanza l’epicentro era ben lontano dalla città. Anche in quel caso, era ubicato sulla costa pacifica.

Il terremoto di Città del Messico del 1985 e “la scoperta” della Risposta Sismica Locale

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Il terremoto di Città del Messico del 19 settembre 1985 fece migliaia di vittime: l’epicentro però, era ubicato a grande distanza dalla capitale

Grazie a quel disastro, la conoscenza dei terremoti e dei loro effetti sul territorio fece un balzo in avanti importante: si scoprì che la posizione dell’epicentro e la potenza del sisma non erano le uniche variabili da considerare per calcolare il rischio sismico di un abitato, ma che esisteva quello che i geologi chiamano Risposta Sismica Locale.

In sostanza, la natura dei terreni e la geografia del sito, possono amplificare le onde sismiche aumentando fortemente gli effetti di un terremoto. 

Un fenomeno conosciuto ormai da anni anche in Italia. In seguito al terremoto de L’Aquila del 2009 si notò come alcuni centri venivano devastati più di altri, a parità di distanza dall’epicentro. Il caso di Onna, costruita sui sedimenti fluviali del fiume Aterno e totalmente devastata dal sisma, molto più di altri centri limitrofi situati su substrato roccioso, fu esemplare.

Per questo negli ultimi anni si sta sviluppando sempre più il concetto di microzonazione sismica. In sintesi, non basta conoscere la probabilità che un terremoto colpisca una data area. Bisogna conoscere anche la natura dei suoli a livello locale, e quindi mappare il territorio al dettaglio. In questo modo, ogni abitato può conoscere in anticipo quanto forte potrà essere l’effetto di un sisma in quella data area, e prendere misure per la messa in sicurezza, attraverso l’uso di tecniche di costruzione antisismiche.

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