Il Cilento continua a essere costellato da frane e dissesti, la situazione attuale.
Transitando lungo la costa del Cilento si è portati a riflettere su quanto poco si è fatto e si fa in termini di prevenzione, in riferimento alla dinamica esogena della nostra Penisola ed ai dissesti che inevitabilmente, ma naturalmente, questa provoca.
Infatti, dato per scontato che il “flysch” ricopre praticamente senza soluzione di continuità il Cilento, è facile prevedere che i rilievi presenti, sia per naturale evoluzione, sia perché innescati da opere antropiche, tenderanno a regolarizzarsi, ovvero a far prevalere l’accelerazione di gravità, tendendo inevitabilmente a livellarsi verso quote a minore energia potenziale.
A partire da queste semplici considerazioni è facile immaginare che ogni costruzione che insiste su questa tipologia di terreno deve essere costantemente monitorata, particolarmente se si tratta di vie di comunicazione quali strade o manufatti adibiti ad abitazioni oppure ad Uffici pubblici.
Tralasciando la ovvia osservazione che la “prevenzione” deve partire a monte della progettazione dell’opera, con un adeguato ed attento studio sinergico eseguito di concerto tra geologi ed ingegneri, una volta che il manufatto è operativo, occorre prestare la massima attenzione affinché questo possa restare intatto nel tempo.
Esempio eclatante è la SS 18, nel tratto compreso tra le uscite di Agropoli Sud e Prignano Cilento, chiusa da anni al traffico veicolare (pur essendo relativamente di nuova costruzione) per un grave dissesto gravitativo; i lavori di ripristino sono iniziati la scorsa primavera ma la riapertura non è prevista prima del tardo autunno.
Piccoli dissesti, si diceva: ebbene la strada costiera cilentana, da Agnone a Centola, è costellata da fenomeni franosi che oltre a causare disagio al traffico veicolare, possono innescare ben più gravi fenomeni, coinvolgendo abitazioni e installazioni per servizi terziari.
Spesso accade che gli Enti preposti provvedono a segnalare il dissesto, ma ciò non risolve il problema, anzi lo aggrava perché la segnalazione rimane affissa anche per anni mentre il fenomeno evolve… naturalmente.
Per innescare il circolo virtuoso del rifacimento delle infrastrutture compromesse, i geologi possono e devono (e vogliono) dare il loro contributo, dando particolare rilievo alla captazione delle acque pluviali che spesso, lasciate laminare in superficie, attivano piani di scorrimento che provocano i dissesti tanto diffusi sul territorio.
Queste poche immagini vogliono evidenziare che in un’area a forte impatto turistico estivo quale è quella cilentana, una più attenta e puntuale pianificazione della manutenzione delle strade e delle infrastrutture, durante i mesi invernali, porterebbe certamente ad un maggiore e più proficuo incremento del flusso turistico e stanziale, con indubbi benefici per tutta la comunità.