Deforestazione, cementificazione, desertificazione, cambiamenti climatici.
Dai grandi incendi in Amazzonia e Siberia alla fusione dei ghiacciai groenlandesi record.
Ancora una volta l’ONU punta il faro sullo stato di salute del nostro ambiente e la situazione fa decisamente paura.
Brutte, anzi, pessime notizie sullo stato di salute del nostro ambiente.
All’indomani del nuovo rapporto speciale IPCC, l’ente intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’ONU lancia ancora un appello perché un cambio di rotta non solo è urgente ma è soprattutto indispensabile e alla svelta.
Tutto il sistema ambiente è in sofferenza a causa dell’aumento delle temperature, della deforestazione, dello sfruttamento eccessivo del sottosuolo e delle risorse idriche, del continuo aumento dei gas serra, di un agricoltura sempre più intensiva, cementificazione, abuso di suolo.
Anche un consumo smisurato ed eccessivo di carne nella nostra alimentazione, soprattutto di origine bovina, sta diventando un problema da prendere in considerazione seriamente; l’impatto che essa crea è al secondo posto, in termini di emissioni di anidride carbonica prodotta, dopo l’uso dei combustibili fossili.
I rischi, dopotutto, sono sotto i nostri occhi già ora.
Stiamo vivendo una stagione estiva fra le più calde degli ultimi decenni, il Luglio 2019 si è concluso come il più caldo in assoluto mai registrato; secondo i dati del NOAA si attesta, dall’inizio della raccolta di dati termici (1880), ad un +0,95 °C a livello globale, al pari del mese di Giugno, (in Europa l’anomalia ammonta a +1,35 °C) e svariati record infranti in molti paesi europei.
Se il trend termico del 2019 continua così, con molta probabilità quest’anno si confermerà come il secondo anno più caldo, preceduto dal 2016.
L’intera comunità scientifica continua ad avvisarci che i mutamenti climatici avranno un impatto enorme e devastante già nei prossimi anni su tutto l’ambiente.
La politica però ragiona su tempi ancora troppo lunghi, nonostante il breve tempo che abbiamo a disposizione, queste tematiche rimangono troppo spesso lontane e avulse dalle agende politiche e noi intanto cincischiamo senza avere idea da dove iniziare per cambiare le cose.
Numerosi incendi stanno divampando in Amazzonia, il fumo ha raggiunto San Paolo causando addirittura l’oscuramento del sole. I roghi nella regione, riporta l’INPE, sono aumentati dell’84% rispetto all’anno precedente e la deforestazione (soprattutto a causa di politiche poco attente all’ambiente del presidente brasiliano Bolsonaro) non accenna a diminuire.
In Siberia sta incombendo il più grande disastro ecologico degli ultimi anni; 4,5 milioni di ettari di taiga sono andanti in fumo, riporta Greenpeace Russia, in pratica una superficie quanto Veneto e Lombardia assieme, un numero di animali arsi vivi elevatissimo con interi villaggi invasi dal fumo anche a chilometri e chilometri di distanza.
Ben 166 milioni di tonnellate di CO2 si sono riversate in atmosfera, a cui si dovrà aggiungere la perdita indiretta di anidride carbonica dovuta alle migliaia di alberi scomparsi, i quali non potranno più assorbire CO2 per trasformarla in ossigeno. La stessa cenere, con i venti e la dispersione in atmosfera, in parte è destinata a depositarsi sui ghiacci delle calotte polari, abbassandone di fatto l’albedo e accelerando il processo di fusione.
A proposito di fusione, anche gli aggiornamenti su questo fronte sono allarmanti. Secondo Time, in Groenlandia, a causa delle temperature eccezionalmente calde per l’isola, dall’inizio della stagione estiva 197 miliardi di tonnellate di ghiaccio sono state perse. 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio fuso, l’equivalente di 4,4 milioni di piscine olimpioniche nel solo giorno del primo Agosto come riporta il sito Lifegate.it.
L’isola sta sperimentato una fusione record, come si evince dal grafico sottostante. Tutto ghiaccio che si riversa nei mari e negli oceani e che contribuirà, ovviamente, ad innalzare il livello marino, previsto essere di circa un metro entro fine secolo.
Nulla di diverso nemmeno a casa nostra, ormai, abbiamo dimezzato i ghiacciai alpini in circa un secolo, al di sotto dei 3.500 metri sono destinati a scomparire nel giro di qualche decennio. Stessa sorte per il permafrost, il suolo perennemente ghiacciato, il cui scongelamento libera enormi quantità di metano, un gas serra circa quattro volte più “potente” dell’anidride carbonica.
L’allarme dell’ONU non è solo “scientifico”, ma anche “politico”: se non si fa nulla per cambiare la rotta in futuro dobbiamo attenderci milioni di migranti, principalmente dalle zone del pianeta più povere; i problemi quindi diventeranno anche di stabilità geopolitica ed affrontarli ora molto probabilmente permetterà anche di creare una società più resiliente e preparata per gli inevitabili scenari futuri.
Lo stesso rapporto dell’IPCC ci avverte che molte parti del pianeta densamente popolate, a causa dei cambiamenti climatici, saranno invivibili e presto circa un quarto della popolazione mondiale rischia di rimanere senza acqua.
Proprio il 30 Luglio scorso abbiamo esaurito le risorse ambientali che il nostro pianeta riesce a rinnovarci ogni anno, è il cosiddetto Overshoot Day; da quel giorno l’intera umanità sta sfruttando il capitale naturale terrestre, capitale naturale non più in grado di rigenerarsi per le future generazioni, un debito che di anno in anno si aggrava sempre più.
Ancora difficilmente capiamo che tali risorse sono limitate e non infinite; una continua crescita di popolazione, di consumi, depauperamento di queste riserve, con l’aumento della produzione di inquinamento, scorie e rifiuti ci sta portando al barato.
IMMAGINE IN EVIDENZA: Land-surface temperature from Copernicus Sentinel-3 (fonte ESA da http://www.esa.int/Our_Activities/Observing_the_Earth/Monitoring_Earth_s_skin_heat_for_crops_and_climate)