Il moderno continente africano è costituito da grandi cratoni come quello del Congo, uno dei più grandi produttori al mondo di rame, diamanti, oro, piombo, germanio, manganese, argento, coltan ed altre terre rare. Passano così, in secondo piano, gli innumerevoli luoghi di interesse naturalistico e geoscientifico.
di Ilaria Tomasi
Il moderno continente africano è costituito da grandi cratoni, porzioni più antiche, rigide e stabili della crosta continentale che per centinaia di milioni di anni non ha subito grandi modificazioni geologiche. La tranquillità tettonica e milioni di anni di processi fanno dei cratoni il luogo ideale per lo sviluppo di grandi giacimenti minerari.
Nascosto nel cuore dell’Africa, tra le folte foreste equatoriali che ricoprono, il Cratone del Congo si estende nel vasto stato della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Il Cratone del Congo, sviluppatosi nel precambriano (~3.6–2 Ga), occupa oggi una piccola area del Brasile orientale e una vasta area dell’Africa centro-meridionale, dal fiume Kasai (nella RDC), fino al Sudan e all’Angola. Qui, al di sotto di sedimenti cenozoici, si trova il più ampio assortimento di giacimenti minerari al mondo che ha garantito al Congo l’appellativo di “scandalo geologico”.
La RDC è uno dei più grandi produttori al mondo di rame, diamanti, oro, piombo, germanio, manganese, argento, coltan ed altre terre rare.
Nonostante la ricchezza di materie prime, la RDC rimane uno dei paesi più poveri al mondo, con un PIL/Pro-capite di$ 499.00 (dati 2016). I continui scontri armati per il controllo politico delle risorse impediscono la crescita del paese, lasciando campo aperto a multinazionali e lobby occidentali che sfruttano le risorse congolesi privatizzando le miniere, mentre la popolazione vive di agricoltura locale di sussistenza, non sufficiente nemmeno a soddisfare la richiesta interna.
Lungo la costa sono inoltre presenti importanti pozzi petroliferi che, nel gennaio 2018, hanno raggiunto il massimo storico di 370 BBL/D/1K.
Non sono solo petrolio, rame e diamanti ad attirare l’occidente, bensì un minerale che ognuno di noi, inconsapevolmente, usa ogni giorno: il coltan.
Si tratta di un minerale metallico di columbite-tantalite, presente in grandi quantità nella regione orientale della RDC. Una volta raffinato, il coltan diventa tantalio metallico, una polvere resistente al calore che può trattenere un’alta carica elettrica. Queste proprietà lo hanno reso, nell’ultimo decennio, un elemento vitale e strategico nella creazione di condensatori per circuiti in miniatura. I condensatori al tantalio sono utilizzati in quasi tutti i telefoni cellulari, laptop e molti altri dispositivi elettronici. La crescente richiesta di tale materia prima ne ha portato il prezzo alle stelle: fino a 400 $/kg.
Quello che purtroppo passa in secondo piano sono gli innumerevoli luoghi di interesse naturalistico e geoscientifico ivi presenti, ad esempio: la foresta pluviale, la catena dei vulcani Virunga e i numerosi parchi nazionali considerati patrimonio UNESCO. La bellezza di questi luoghi rischia di essere persa per sempre a causa di politiche internazionali aggressive e la fame di materie prime che rendono un paese, scandalosamente ricco di queste ultime, una facile preda del “bullismo” dei Paesi post industrializzati.