La geologia è una disciplina ancora poco studiata e poco valorizzata, soprattutto in un paese fragile e giovane dal punto di vista geologico.
Come ben sappiamo l’Italia è una terra geologicamente giovane, la catena alpina ad esempio è il risultato dei processi tettonici che portarono alla collisione fra la placca africana e quella euroasiatica che si concluse appena 15 milioni di anni fa, nel Miocene, quindi poco tempo a livello geologico. Una terra così giovane, costituita perlopiù da rilievi, è normale che sia vulnerabile al rischio geologico, ma, non si sa perché le opportunità di lavoro per i geologi sono sempre meno e la figura stessa del geologo non è valorizzata. Tutto ciò a mio avviso è ancor di più paradossale se pensiamo che il nostro paese conosce praticamente tutti i tipi di rischio geologico: da quello sismico a quello vulcanico, da quello idrogeologico a quello idraulico, dal rischio valanghivo a quello dovuto all’erosione costiera o da mareggiata. Questa lacuna di geologi, gli unici che veramente conoscono e studiano i processi e i cicli terrestri o le caratteristiche del sottosuolo, sta portando sempre più ad una scarsa se non nulla prevenzione dai rischi e uno scarso sfruttamento delle possibili risorse che un ambiente offre.
Pensate solo quanto si potrebbero potenziare le conoscenze idrogeologiche per la gestione sostenibile e poco invasiva, delle risorse idriche sotterranee, soprattutto in periodi siccitosi sempre più lunghi e frequenti; oppure anche nel campo geotermico nell’ottimizzazione e il miglioramento degli impianti che sfruttano energia geotermica a bassa entalpia, con non pochi benefici anche in termini di emissioni e quindi di inquinamento; quante aree, comuni, province in Italia avrebbero un disperato bisogno di piani urbanistici o mappe del rischio da aggiornare dopo una frana, un alluvione oppure uno studio di microzonazione sismica data l’enorme eterogeneità del nostro paese; o anche nel settore delle bonifiche l’esperienza e la competenza del geologo sono essenziali per la scelta e la valutazione dei metodi di disinquinamento. Tutto questo però deve partire intanto dalle scuole, crescendo ragazzi consapevoli dei rischi o opportunità che possono esserci in un determinato territorio, ma non per instaurare in loro un “timore” per la natura e i suoi processi, ma bensì per imparare a convivere con un territorio in modo sano e sostenibile per tutti.
Anche le istituzioni pubbliche, i singoli comuni, le province, i gruppi di protezione civile possono fare molto, organizzando incontri e dibattiti con i cittadini per diffondere la conoscenza geologica o ad esempio, le agevolazioni economiche, come gli sgravi fiscali, che ora sono possibili quando si ristruttura o si costruisce utilizzando sistemi antisismici.
Invece oggi mi sento un po’ deluso quando sento dire: “cosa fa un geologo?” oppure: “ma geologia che cosa sarebbe?”. Questo significa che viviamo in una società poco matura affetta da analfabetismo geologico, in un paese che taglia i fondi alle Università e ai corsi di laurea nelle scienze della terra, preferendo far crollare le case.
di Nicola Zagato