L’ORDINE DEI GEOLOGI DEL VENETO E LA FRANA DI CORTINA
PRESIDENTE BARTOLOMEI: “SERVONO CONOSCENZA DEL TERRITORIO, LUNGIMIRANZA E PREVENZIONE”
Il territorio montano è particolarmente fragile, naturalmente soggetto a movimenti franosi. Colate di detrito, tecnicamente debris flow, sono un fenomeno frequente e naturale in montagna. Lo testimoniano eventi già accaduti in passato e che continuano ad avvenire, con ingenti danni anche in termini di vite umane, come nel caso della tragica frana di Alverà, a Cortina.
Oltre ad essere fragile, il territorio montano è in continuo mutamento, così come il clima. E se da un lato la natura si modifica con naturale orologio geologico, dall’altro l’uomo interagisce con essa, a volte senza valutare adeguatamente alcuni rischi. Per questo l’Ordine dei Geologi del Veneto raccomanda il buon senso. “Non smetteremo mai di sostenere con grande forza e determinazione che l’unico modus operandi è una buona prevenzione basata sulla conoscenza del territorio, sull’approfondita e seria valutazione dei rischi, sul monitoraggio di fenomeni in evoluzione, sui controlli, sulle misure di allarme e sulla gestione dell’allerta a tutela delle Comunità – afferma la presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto Tatiana Bartolomei –. Il buon senso e la memoria dei precedenti fenomeni di dissesto richiamano questa necessità di un approccio razionale nella gestione del nostro territorio, dove l’intervento tecnico del geologo contribuisce in modo sostanziale nell’interesse della collettività”.
E nell’ottica di un altrettanto razionale impiego del denaro pubblico, secondo l’Ordine dei Geologi del Veneto sarebbe più economico, e più lungimirante, adottare una prevenzione di qualità in presenza di fenomeni con possibili ricadute sulla pubblica incolumità, eventi che ricorrono sempre più frequentemente e che dunque non possono essere più considerati eccezionali.
“Prevenzione – spiega Bartolomei – significa iniziare ad agire con nuova mentalità, valutando non solo la qualità architettonica e urbanistica, ma anche quella strutturale, con particolare attenzione alle modifiche che può indurre l’opera sul territorio circostante, ai rischi cui è sottoposta e a quelli che induce”.
Insomma, appare sempre più opportuno un affidamento agli studiosi del settore. “Soprattutto in questi ultimi anni in cui troppo spesso si è parlato di dissesti idrogeologici dovuti ad alluvioni e frane, a sismi distruttivi, alle conseguenze della siccità, è fortemente necessario un maggior coinvolgimento di geologi, anche nelle strutture pubbliche – conclude Bartolomei –: a tragedia avvenuta lo stato di emergenza diventa l’ammissione di un fallimento”.
fonte: COMUNICATO STAMPA ORDINE GEOLOGI DEL VENETO
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