Nei giorni 1 e 2 marzo si è riunita a Roma, presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile, la Commissione Grandi Rischi – Settore rischio vulcanico, per una nuova seduta dedicata ai fenomeni in corso nell’area dei Campi Flegrei.
La riunione, dando seguito a quanto deciso nell’incontro del 27 e 28 ottobre scorsi, ha consentito un confronto tecnico-scientifico con esperti della comunità scientifica internazionale di ambito vulcanico, in particolare con esperienza specifica in eruzioni freatiche.
Sono intervenuti Nico Fournier del Gns (Nuova Zelanda), Harushisa Nakamichi della Kyoto University (Giappone), Akihiko Terada del Tokyo Institute of Technology (Giappone), Corentin Caudron dell’Université Libre de Bruxelles (Belgio), Patrick Allard dell’Institut de Physique du Globe de Paris (Francia), Chris Newhall, Larry Mastin e Jake Lowenstern dell’Usgs (United States Geological Survey – Stati Uniti). Tra gli esperti italiani hanno partecipato alla riunione, organizzata da Mauro Rosi e presieduta da Eugenio Coccia, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano-Ingv, Mauro Di Vito, i vulcanologi dell’Ingv Stefano Caliro, Roberto Isaia, Tomaso Esposti Ongaro, Mattia de Micheli Vitturi e Francesco Casu del CNR-IREA .
Alla riunione hanno partecipato, inoltre, rappresentanti della struttura di protezione civile della Regione Campania.
Per quanto riguarda la situazione attuale del vulcano Campi Flegrei, dall’analisi illustrata negli interventi degli esperti di Ingv-Ov e CNR-IREA, è emerso che il valore medio della velocità di sollevamento nell’area di massima deformazione ha tassi in linea con le naturali oscillazioni che la caldera presenta sul lungo periodo.
Analogamente, la sismicità e il degassamento permangono sui valori registrati nell’ultimo periodo. In considerazione del fatto che lo stato generale del sistema è complessivamente invariato dal punto di vista geofisico e geochimico, la Commissione non ha rilevato motivazioni per la modifica dell’attuale livello di allerta (giallo), ribadendo comunque, la necessità di proseguire l’attività di comunicazione verso la popolazione e le autorità competenti relativamente agli scenari previsti, alla elevata incertezza previsionale ed alle possibili azioni di mitigazione da mettere in atto.
L’approfondimento con gli esperti internazionali, che si inserisce in un’attività di scambio di esperienze tra chi si occupa di vulcani attivi per migliorare la conoscenza dei meccanismi che caratterizzano i Campi Flegrei, si è focalizzato in particolare sui possibili segnali premonitori che potrebbero precedere eventuali esplosioni freatiche.
Allo stato attuale non c’è una univoca interpretazione dei segnali di monitoraggio per la previsione degli eventi eruttivi freatici.
Nel record geologico dei Campi Flegrei, gli eventi freatici sono infrequenti e riconducibili alla casistica che vede eventi causati da risalita magmatica superficiale in presenza di sistemi idrotermali. Questo tipo di eventi può essere di scala rilevante, con impatto fino a distanze di 1-3 chilometri.
Tale elemento è da approfondire con la comunità scientifica per verificare la possibilità di definire scenari di pericolosità e di impatto da tenere poi in considerazione nella costante attività di aggiornamento della pianificazione di emergenza nel caso in cui il monitoraggio dovesse riconoscere una risalita magmatica.
La Commissione ha rilevato, poi, l’opportunità di continuare a testare metodologie di elaborazione dei dati sismologici utili a valutare variazioni nel tempo delle caratteristiche del mezzo attraversato dalle onde sismiche, allo scopo di evidenziare eventuali processi di accumulo di gas nel sottosuolo, potenzialmente legati all’accadimento di esplosioni freatiche.
Alla luce delle indicazioni fornite dalla Commissione, il Dipartimento della Protezione civile ha chiesto all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e all’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche, nell’ambito del più ampio monitoraggio dello stato dell’attività dei Campi Flegrei, di voler contribuire a possibili approfondimenti delle conoscenze sui fenomeni freatici e a porre massima attenzione ad ogni possibile evidenza associabile a tali dinamiche.
Allo stesso modo ha sottolineato l’utilità di definire anche l’eventuale pericolosità relativa al rilascio in atmosfera di gas contenuti nel sistema idrotermale, tenuto conto dell’impatto che tali fenomenologie potrebbero avere su un territorio così densamente urbanizzato.
Prosegue dunque l’attività dell’intero Servizio nazionale della protezione civile, e in particolare della Comunità scientifica guidata dalla Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, dedicata ad approfondire la conoscenza del vulcano Campi Flegrei e del suo stato, e a mantenere alta l’attenzione per adottare tutte le necessarie misure di prevenzione.
FONTE: COMUNICATO STAMPA DEL 06.03.2024
Ufficio Stampa del Capo Dipartimento
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della Protezione Civile