Questa è l’immagine della settimana che ha ottenuto più ”mi piace”, votata sul sito della NASA!
Tra le foto pubblicate dalla NASA abbiamo scelto quelle che più ci mostrano le caratteristiche geologiche del ”Pianeta rosso”, GUARDA LA GALLERY.
Su MEDIAINAF la Dr.ssa Teresa Fornaro ha spiegato la loro possibile origine!
Pochi giorni prima dell’atterraggio del Rover, la Dottoressa Teresa Fornaro, ricercatrice dell’INAF di Firenze, che ha un ruolo fondamentale nella missione Mars 2020 (è infatti una dei tredici Mars 2020 participating scientists selezionati in risposta a un bando della Nasa per entrare a far parte del team scientifico della missione, che selezioneranno i campioni da riportare sulla Terra con una possibile missione futura) ad un intervista su MEDIAINAF, ha spiegato quali minerali si aspetteranno di trovare sul pianeta rosso.
Queste le sue parole:
”Dalle misure orbitali della missione Mars Reconnaissance Orbiter si può dedurre che tipo di minerali troveremo nel cratere Jezero, il luogo dove atterrerà Perseverance, che si pensa sia stato un lago nel quale sfociava un fiume che ha lasciato un meraviglioso delta. Ci aspettiamo di trovare tre tipi di minerali maggioritari: materiali argillosi sul fondo del cratere, silice idrata nella regione del delta, e carbonati sul bordo ovest del cratere.”
”Tutti e tre questi materiali sono di grande interesse astrobiologico. I materiali argillosi e la silice idrata sono molto interessanti perché sono in grado di preservare biosignature sulla Terra, quindi eventuali fossili di forme di vita microbiche potrebbero essere stati preservati in questi materiali argillosi o nei depositi del delta.
”I carbonati invece, sempre sulla Terra, aiutano a formare strutture che resistono in forma di fossili per miliardi di anni come i coralli, le conchiglie, le stromatoliti, che derivano da attività di tipo biologico. Le stromatoliti sono i fossili più antichi rinvenuti sulla Terra. Se mai c’è stata vita su Marte, ci si aspetta che in quella regione eventuali resti di forme di vita potrebbero essere rinvenuti in questi depositi.”
”I carbonati sono interessanti anche per un altro motivo, perché ci aiuterebbero a comprendere come è avvenuta la transizione da un pianeta in cui vi era acqua allo stato liquido e un’atmosfera più spessa [come si pensa che fosse Marte oltre 3.5 miliardi di anni fa, ndr] a un pianeta arido, deserto e gelido come quello che abbiamo adesso. I carbonati possono aiutarci a capire com’è avvenuta l’essiccamento di Marte perché derivano dall’interazione tra anidride carbonica atmosferica e acqua allo stato liquido”.