La geologia da qualche anno studia il Sistema Solare, in che modo?
Lo studio della geologia permette di imparare a leggere la storia della Terra, comprendendone l’evoluzione ed i processi che la plasmano e la cambiano. Grazie alla geologia oggi possiamo: fare previsioni su fenomeni naturali (es: rischio idrogeologico), studiare i mutamenti climatici ed ambientali, individuare risorse naturali (es: minerali, idrocarburi, etc.), conoscere i parametri geotecnici, fondamentali per la corretta progettazione e costruzione di qualunque opera costruttiva.
Che sia possibile fare lo stesso su altri pianeti?
Negli ultimi anni, la geologia ha iniziato a svolgere un ruolo sempre più cruciale anche nello studio del nostro Sistema Solare (SS). Studiando le immagini di corpi celesti raccolte dalle sonde, come: pianeti, le loro lune, asteroidi, comete e meteoriti, etc.; si è potuto osservare come le superfici di questi corpi mostrino grandi similitudini con la superficie terreste.
Lo studio di meteoriti è stato per lungo tempo l’unica via per studiare la geologia del SS, fino al 1972 quando il primo geologo, Harrison H. Schmitt, approdò sulla Luna a bordo dell’Apollo 17. Le sue parole emozionate: “Wait a minute…Thereisorangesoil!”(Aspetta un attimo…c’è del terreno arancione!) hanno segato un importante momento nella storia della geologia planetaria: per la prima volta si scopriva che in un lontano passato sulla Luna, doveva esserci stata attività vulcanica.
Già le prime missioni Apollo avevano riportato materiale lunare, ma l’Apollo 17 fu in assoluto la missione più fruttuosa, riportando ben 110.4 kg di roccia lunare.
Non è un caso infatti che anche ESA (EuropeanSpatial Agency) abbia introdotto, tra i corsi di preparazione per gli astronauti, il corso Pangea. Un corso progettato appositamente per fornire agli astronauti europei una conoscenza introduttiva e pratica della geologia terrestre e planetaria per prepararli a diventare partner efficaci di scienziati e ingegneri planetari nella progettazione delle prossime missioni esplorative. L’obiettivo del corso è quello di fornire agli astronauti una solida conoscenza della geologia del SS.
Un primo passo per preparare gli astronauti a diventare esploratori planetari in missioni su altri pianeti, usando un linguaggio comune e geologicamente corretto, selezionando luoghi scientificamente rilevanti dove raccogliere campioni.
Altri importanti contributi geologici hanno permesso di ottenere importanti informazioni anche da altri corpi del nostro SS, come ad esempio, studiando: i crateri d’impatto lunari, le strutture vulcaniche e strutture potenzialmente analoghe a quelle terresti (es: tubi lavici) su Marte, determinando la struttura della cometa 67P/C-G (Missione Rosetta, 2014).
Fornendo un notevole contributo allo studio dell’evoluzione di questi corpi, semplicemente applicando gli stessi processi deduttivi utilizzati per lo studio dell’evoluzione terreste.
In altre parole, non ci serve andare molto lontano: la chiave per lo studio e la comprensione dell’evoluzione del nostro SS si trova proprio qui, sotto i nostri piedi.
FONTE FOTO in evidenza: NASA Eugene Cernan
FONTE FOTO ARTICOLO: Agenzia Spaziale Europea