Il vulcano islandese Kerlingarfjöll è chiamato ”Montagna della strega”.
Come giustificare le sue lave riolitiche?
L’Islanda è una delle mete turistiche più ricercate degli ultimi anni e sempre più persone iniziano a conoscere le sue bellezze naturali; vulcani, ghiacciai, fiordi, oceano e l’aurora boreale rendono questa terra un luogo davvero unico. Per il geologo questo paese è come consultare un libro di geologia: osservare così tante forme e fenomeni geologici tutti insieme è estremamente raro.
Quando si pensa ai vulcani islandesi, vengono subito in mente le grandi eruzioni basaltiche come quella del Laki nel 1783 o come quelle più recenti del Grímsvötn, dell’ Eyjafjallajökull e del Bárðarbunga–Holuhraun, ma pochi sanno che in Islanda sono state emesse anche numerose lave riolitiche. Gli esempi più evidenti sono il vulcano Torfajökull e lo spettacolare e variopinto altopiano di Landmannalaugar, ma altrettanto affascinante e meritevole è il vulcano Kerlingarfjöll.
Il Kerlingarfjöll (Montagna della strega, 1477m) è un vulcano centrale situato nella parte interna dell’Islanda, tra i ghiacciai Hofsjökull e Langjökull. Il suo aspetto attuale è conseguenza dell’erosione glaciale avvenuta durante l’ultima glaciazione. E’ formato da numerosi duomi di lave riolitiche, colate basaltiche e da depositi di ialoclastite estremamente alterati ed erosi. Fino ad alcuni anni fa era una località sciistica estiva per gli islandesi ma, da alcuni anni, la sempre minore estensione delle nevi perenni lo ha trasformato in una meta per escursionisti. E’ raggiungibile in estate seguendo la pista Kjalvegur (F35) che unisce la costa nord a quella sud passando nell’interno del paese attraverso l’altopiano di Kjölur e che apre solitamente a metà giugno con lo scioglimento delle nevi.
Torrenti fumanti scorrono incassati tra le colline rosse e gialle quasi completamente prive di vegetazione. Numerose sorgenti termali scavano grotte dentro i lembi isolati dell’antico ghiacciaio che ricopriva il vulcano, dove il ghiaccio assume tonalità azzurro-blu, sporcato solo da piccoli livelli di ceneri nere di antiche eruzioni. Fanghi ribollenti e potenti fumarole completano una perfetta rappresentazione dell’inferno.
Ci sono numerosi sentieri che permettono di passare tra una valle e l’altra attraverso ripidi gradini e ponti in legno e per il geologo è difficile scegliere se alzare gli occhi per rimanere abbagliati dai colori e dalle forme del panorama o guardare a terra alla ricerca delle rocce più interessanti tra le fumarole o nei torrenti. Sotto la cima principale ci sono numerosi depositi morenici, ricchi di ossidiana e minerali idrotermali.
E’ un’esperienza multisensoriale: non solo la vista ma anche l’olfatto e l’udito sono fortemente coinvolti nella costruzione di un ricordo che rimarrà per sempre sigillato nella mente del visitatore.
L’ ultima eruzione di questo complesso vulcanico risale probabilmente alla fine del Pleistocene e quasi tutta l’attività è avvenuta quando l’area era ricoperta dal ghiaccio. Le eruzioni subglaciali hanno prodotto grossi depositi di ialoclastiti, successivamente alterati dalla forte attività idrotermale presente ancora oggi. Le ialoclastiti sono dovute alla reazione esplosiva tra la lava calda ed il ghiaccio (non così spesso da produrre pillow lavas ma abbastanza da interagire con le lave emesse).
Essendo l’Islanda una parte emersa della dorsale medio-atlantica, è caratterizzata da sistemi di fratture estensionali lunghe da decine a centinaia di chilometri. Lungo ciascuna di esse si formano sia uno o più vulcani centrali, la cui camera magmatica viene alimentata direttamente dal mantello, sia intrusioni sotterranee che distribuiscono il magma lungo tutta la frattura attraverso sistemi di dicchi. I vulcani centrali hanno quindi una sorgente in comune con il sistema di fratture su cui crescono, ma talvolta hanno una storia eruttiva indipendente.
Come giustificare le lave riolitiche? Con la continua espansione della dorsale, un vulcano si allontana sempre più dalla sua principale fonte di alimentazione. Il magma presente nella camera magmatica invecchia e, tramite cristallizzazione frazionata, si arricchisce sempre più in cristalli ed il fuso restante aumenta la sua acidità. Le lave emesse da questi vulcani sono quindi molto viscose, ricche in macrocristalli e di colore più chiaro rispetto a quelle basaltiche che caratterizzano il classico paesaggio islandese.
Kerlingarfjöll è un luogo speciale e nessuna foto riesce a trasmettere le sensazioni che si provano visitandolo. Non è semplice da raggiungere ma dovrebbe essere meta fissa di ogni tour dell’Islanda e bisognerebbe visitarlo prima che il turismo di massa distrugga la sua unica atmosfera.
di Dario Leone
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