Cronaca di un evento da ricordare e la sua storia eruttiva
72 anni fa il Vesuvio iniziava la sua ultima eruzione proprio durante la Seconda Guerra Mondiale per questo a Napoli nessuno si accorge di quanto accade ai primi di gennaio del 1944 quando, all’interno del cratere, si apre una frattura alla base del piccolo cono e la lava fuoriesce dal cratere percorrendo qualche centinaio di metri sui fianchi della montagna prima di fermarsi.
Ma è il 18 marzo quando inizia l’evento eruttivo vero e proprio raccontato dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe Imbò. L’eruzione inizia con piccole esplosioni e colate di lava che superano il dislivello del Monte Somma e si dirigono a Nord mentre scorie e lapilli vengono spinti fino ad un’altezza di circa 100 m.
Sin dal giorno seguente la lava scivola nel versante settentrionale ad una velocità molto variabile. Le colate laviche raggiungono altezze anche di 8 metri e percorrono poche decine di metri all’ora, soprattutto una volta giunte a valle dove iniziano a raffreddarsi.
Il 21 Marzo, invece, si assiste al fenomeno delle fontane di lava, le quali si innalzano fino a 2 km di altezza e di notte assumono contorni spettacolari tanto che a Napoli la popolazione rimane di notte alzata a vedere i bagliori.
Durante le emissioni delle fontane il vento trasportò scorie e lapilli in direzione sud-est, sulle cittadine di Angri, Pagani, Scafati, Nocera e tutte le campagne circostanti furono interessate da una notevole caduta di materiali piroclastici, fino a dieci centimetri di spessore, mentre Napoli viene risparmiata dalla cenere.
Nel primo pomeriggio del giorno 22 un altro cambiamento, il più vistoso e pericoloso. Se la lava sul versante settentrionale tende ormai a perdere velocità, aumenta invece l’intensità esplosiva dell’eruzione, con la formazione di una colonna eruttiva alta fino a 5 km in cui sono presenti anche prodotti lapidei. Si susseguono le esplosioni e, causa il parziale collasso della colonna, si formano, soprattutto nel versante meridionale, alcuni modesti flussi piroclastici e piccole nubi ardenti che però, essendo di dimensioni limitate, si esauriscono direttamente sui fianchi della montagna, senza raggiungere fortunatamente (al contrario del 79 e del 1631) i nuclei abitativi.
Continuano, intanto frequenti scosse telluriche connesse alla degassazione del magma in prossimità della bocca effusiva, con conseguenti esplosioni nel condotto che provocano onde sismiche nel terreno. E’ questa la fase principale dell’eruzione che testimonia una volta di più la pericolosità del Vesuvio: un vulcano in cui l’attività esplosiva, soprattutto a seguito di lunghi periodi quiescenti, non è mai mancata.
Dal giorno 23 aumenta la sismicità e si verificano altri piccoli flussi e frane di materiale appena eruttato. Poi le esplosioni diminuiscono e torna la lava che stavolta si incanala in direzione sud-ovest ma senza compiere particolari danni mentre pian piano l’eruzione esaurisce la sua potenza.
Finalmente il 29 l’eruzione si arresta del tutto e dal cratere uscirà un rigagnolo di fumo fino al 7 aprile.
Questo il bollettino dei danni: 26 vittime, 12 mila evacuati, interi paesi ricoperti da uno spesso strato di cenere o da metri di colate laviche, campagne distrutte.
Questa del 1944 è l’ultima eruzione del Vesuvio e con essa, secondo molti esperti, si chiude un ciclo iniziato nel lontano 1631.
Da 70 anni infatti il vulcano dorme e il parere dei vulcanologi è che in tutto questo periodo il condotto magmatico sia passato dalla fase “aperta” a quella “chiusa”, con l’aumento del rischio di un’eruzione intensa ed esplosiva.
Da tempo gli unici segnali che invia il Vesuvio sono piccole scosse sismiche e fumarole visibili all’interno del cratere. Segnali che hanno fatto purtroppo “dimenticare” a molti, che il Vesuvio è un vulcano attivo, con fasi eruttive che durano da 2000 anni.
Un vulcano attivo, in ognuna delle sue manifestazioni, rappresenta una calamità sia allo stato potenziale che a quello reale, principalmente a causa della sua particolare ubicazione geografica.
Nel caso specifico dell’area vesuviana, così fittamente urbanizzata, nelle ripercussioni sulla vita dell’uomo, viene maggiormente esaltato l’aspetto terrificante in relazione dell’attività vulcanica.
Ricordiamoci sempre che l’intero territorio del Comprensorio Vesuviano per la sua posizione topografica, è da sempre interessato dal rischio vulcanico.
Il Vesuvio è un vulcano molto particolare, sia per la natura dei suoi prodotti che per la grande variabilità delle sue manifestazioni.
Differenziazioni complesse si sono realizzate periodicamente nel corso della sua storia, soprattutto in concomitanza con lunghi periodi di quiete (vedi tabella).
ERUZIONI VESUVIANE
ANNO |
DATA |
CARATTERISTICHE |
3.500a.C. | ? | ERUZIONE DI MERCATO S.SEVERINO |
1.500 a.C. | ? | ERUZIONE DI AVELLINO |
79 d.C. | 24 ottobre | ERUZIONE DI POMPEI |
203 | ? | ? |
472 | ? | FORTE ERUZIONE ESPLOSIVA ED EFFUSIVA (NUBI ARDENTI) |
512 | ? | ? |
685 | ? | ? |
787 | ? | ? |
968 | ? | ? |
991 | ? | ? |
999 | ? | ? |
1007 | ? | ? |
1037 | ? | ? |
1139 | ? | ? |
1631 | 16 DIC. | ATTIVITA’ ESPLOSIVA E LAHAR, MAREMOTO, LAVE DI VILLA INGLESE. |
1649 | ? | ? |
1660 | ? | ? |
1682 | ? | ? |
1694 | ? | LAVA A S.GIORGIO A CREMANO E TORRE DEL GRECO. |
1717 | ? | CAMALDOLI DI TORRE. |
1737 | MAGGIO | COLATA LAVICA DI 7.500 mt. E 1.000.000 METRI CUBI |
1760 | DICEMBRE | BOCCHE ERUTTIVE TRA CAMALDOLI DELLA TORRE E IL FOSSO DELLA MONACA |
1767 | OTTOBRE | LAVA A S.GIORGIO A CREMANO |
1779 | 8 AGOSTO | FONTANA DI LAVA |
1794 | 15 GIUGNO | 6 BOCCHE TRA RESINA E TORRE DEL GRECO |
1822 | 22 OTTOBRE | STRAODINARIA EMISSIONE DI CENERE |
1839 | GENNAIO | FRATTURA DEL GRAN CONO |
1850 | 5 FEB. | LA LAVA INVESTI’ POGGIOMARINO |
1858 | 27 MAG. | LAVE A CORDA |
1861 | 8 DICEMBRE | DI TIPO ETNEO CON VARIE BOCCHE ERUTTIVE SUL VERSANTE DI T. DEL GRECO |
1868 | 15 NOV. | FRATTURA A N.O. DEL GRAN CONO CON EMISSIONE DI 6.000.000 DI MC DI LAVA |
1872 | 26 APRILE | I RAMO VERSO CERCOLA- II RAMO VERSO TORRE DEL GRECO |
1906 | 4 APRILE | I LAVA VERSO BOSCOTRECASE E TORRE ANNUNZIATA- II LAVA VERSO TERZIGNO – COLONNA DI GAS ALTA 13.000 mt. |
1944
|
18 MARZO | I FASE EFFUSIVA – II FASE FONTANE LAVICHE – III FASE ESPLOSIONI MISTE –IV FASE SISMO-ESPLOSIVE |
/ | / | IL TOTALE DELLE MASSE ERUTTATE E’ STATO DI 70.000.000 MC. |
L’attività di un vulcano è regolata da numerosi fattori geologici e geofisici complessivamente interagenti; conseguenza di questa complessità è che, almeno allo stato attuale delle conoscenze, la dinamica di un vulcano non è formulabile in maniera deterministica, in particolare anche gli eventi più salienti, le eruzioni, non sono prevedibili con esattezza.
Le maggiori eruzioni esplosive di tipo pliniano del Vesuvio ricorrono ad intervalli di forse 1.000÷2.000 anni. Attività vulcaniche meno esplosive sono più frequenti, ma forse sono, in ordine di grandezza, minori; nella tabella sono riportate le maggiori eruzioni con le principali caratteristiche avvenute negli ultimi 35.000 anni.
L’attuale periodo di “riposo” del Vesuvio potrebbe terminare con una nuova eruzione pliniana, ma, al riguardo, mancano dati quantitativi e non ha fondamento il ritenere che un secolo o più di riposo sia un necessario preludio ad una tale eruzione.
Di certo la natura e la gravità della minaccia possono essere valutate solamente da quanto si conosce sulle precedenti eruzioni e sul loro meccanismo, non lo dimentichiamo, oggi, a soli 70 dall’ultima eruzione.