Tra il 5 e 6 maggio del 1998 le colate piroclastiche dei versanti di Sarno.
La testimonianza del Dr. Grimaldi della CARDINE srl che quei tragici giorni intervenne per lo svuotamento delle vasche di laminazione.
La notte tra il 5 e 6 maggio 1998 è tristemente nota per le ingenti frane, su più versanti dello stesso monte, che devastarono i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice a Cancello. Ben 160 furono le vittime della tragedia. A Sarno si registrò il bilancio più pesante: l’intera frazione di Episcopio fu distrutta e si contarono 137 vittime.
In quei giorni ’98, l’area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, infatti in 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia. Tale evento, che i geologici chiamano ”frane da colata rapida in terreni piroclastici”, causò la dissoluzione della continuità tra i calcarei di base e le piroclastiti vesuviane che li coprono provocando lo scivolamento catastrofico di questi ultimi sui primi.
Il 5 maggio ’98 circa due milioni di metri cubi di fango si staccarono dalle pendici del Pizzo d’Alvano, investendo i centri abitati circostanti. Un territorio devastato dalla mano dell’uomo, insieme con l’incuria nella gestione dello stesso, hanno fatto da concausa nella tragedia. I canali di scolo di epoca borbonica (i cosiddetti “regi lagni”) che scorrono dalle falde dei rilievi fin dentro i paesi, anche per lo stato di abbandono in cui si trovavano da anni, si colmarono brevemente di fango e detriti. Laddove gli argini non riuscirono a reggere, il fango invase le strade, riempì i piani più bassi delle case e trascinò auto, alberi e persone.
Fin dall’epoca borbonica, si era palesata la necessità di proteggere i centri abitati da eventi di tipo alluvionale e i Regi Lagni furono il frutto di un’opera di canalizzazione e bonifica idraulica di buona parte della Regione Campania. Nell’epoca più recente lo sviluppo caotico dei centri abitati ha determinato la perdita dei percorsi naturalmente seguiti, nel corso dei secoli, dai flussi fangosi. Le vasche di contenimento, a suo tempo realizzate a monte dei centri abitati per preservarli dai rischi, sono state pienamente inglobate nel centro urbano, tanto che il reticolo idrografico è stato inghiottito dalle nuove geometrie urbane, e ha cessato così la propria funzione di protezione, per cui era stato creato.
«A Siano fummo chiamanti per svuotare, di somma urgenza, una vasca di laminazione posta in località Campo, utile a contenere il fango affinché non invadesse i centri abitati sottostanti. – ricorda il dott. Angelo Grimaldi presidente di Cardine S.r.l. – Abbiamo lavorato ininterrottamente giorno e notte, per far fronte agli eventi eccezionali che si erano verificati in quella terribile nottata.
La vasca, facente parte del reticolo di vasche e canali presenti sul territorio e risalente all’epoca borbonica, era arrivata al colmo, anche per effetto di stratificazioni di precedenti eventi. I lavori effettuati da Cardine S.r.l. hanno riguardato lo svuotamento totale del sito in tempo brevissimi.
La situazione di Siano era tragica, alcune case erano state completamente inghiottite dal fango e con esse i suoi abitanti, l’emergenza era altissima tanto quanto quella di Sarno e Quindici, e le condizioni meteorologiche non erano delle migliori.
Ad aggravare la situazione erano i bollettini meteo che prevedevano ancora piogge nelle giornate successive al 5 maggio, e per far sì che la vasca di Siano fosse vuota il prima possibile, in modo da poter espletare la sua funzione di raccolta di acque e fango, abbiamo lavorato senza sosta, con turni forzati di lavoro, proprio per garantire la messa in sicurezza dell’abitato».
Fortunatamente negli ultimi anni il fenomeno del dissesto idrogeologico è sempre più attenzionato ma le cause più evidenti sono di natura antropica: eccessivo consumo di suolo, cementificazione, deforestazione.
In quest’ultimo ventennio Cardine S.r.l. ha continuato a realizzare opere di mitigazione del rischio idrogeologico, come la manutenzione di alvei e la messa in sicurezza di costoni rocciosi e pendii montani, consapevole che soltanto la cura del territorio e la messa in sicurezza delle aree a rischio, possono essere l’unica soluzione per evitare nuove tragedie di tale entità. A tale riguarno abbiamo intervistato il Dr. Grimaldi, con il quale abbiamo parlato delle attività della sua azienda leader nel settore delle sistemazioni indrauliche ed idrogeologiche.
Guarda la nostra Video Intervista al dr. Grimaldi della CARDINE srl.
VIDEO INTERVISTA