Lo studio della radioattività naturale ha un notevole impatto sulla salute pubblica. In particolare, in questo contesto, parliamo delle emissioni di Radon, suscettibile di rischi per la popolazione che dovesse imbattersi, inconsapevolmente, in esso.
Ma cosa è il Radon? Il Radon, è un gas nobile di origine naturale, gas radioattivo, che viene emesso con continuità dalla crosta terrestre e che può portare gravi implicazioni per la salute umana, con l’instaurarsi di patologie dalla incerta prognosi.
Le prime notizie sulle patologie che si sarebbero attribuite al Radon risalgono al sedicesimo secolo quando molti minatori delle miniere di Schneeberg in Sassonia (Germania) si ammalarono di una misteriosa malattia, ricondotta poi alla massiva presenza di gas Radon.
Risultati di un’ indagine nazionale condotta dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sull’esposizione al Radon nelle abitazioni è consultabile sul sito internet dell’ISPRA all’indirizzo http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/radioattivita-e-radiazioni/Radon/la-situazione-in-italia (vedi figura 1).
Da questa indagine è stato rilevato che in Italia il valore della concentrazione media è risultato pari a 70 Bq/m3, valore relativamente elevato rispetto alla media mondiale valutata intorno a 40 Bq/m3 e a quella europea di circa 59 Bq/m3.
Il tecnico professionista che, a pieno titolo, può, e deve, occuparsi di questa tematica è il geologo, in quanto le sue conoscenze tecnico-scientifiche-naturalistiche possono dare un attivo contributo, sia nella scelta dell’allocazione, sia nella realizzazione di manufatti Radon-esenti e/o nella protezione dalle emissioni del gas stesso.
La formazione tecnica consente, infatti, al geologo, di formulare progetti e proposte atte a mitigare il rischio da esposizione al Radon; la sua preparazione scientifica gli permette di comprendere il linguaggio, anche puramente teorico dei fisici; le sue conoscenze naturalistiche gli danno una visione globale della problematica, in modo da poterla compiutamente affrontare proponendo le migliori soluzioni, atte a prevenire prima ed a proteggere poi la popolazione dalla esposizione al Radon.
Un geologo chiamato ad affrontare la tematica Radon deve innanzitutto porsi la domanda del dove è situato – o lo sarà – il manufatto; in tale ottica egli, sulla base dei dati disponibili in letteratura, o a seguito di misurazioni che debbono durare almeno 4 mesi, con dosimetri in posto, deve redigere una relazione esplicativa che dia indicazioni sia delle emissioni, che nella diffusione e – soprattutto – sulla protezione dall’agente Radon.
Ebbene, ciò che occorre, quindi, è comprendere il fenomeno per poter pianificare conseguenti azioni da mettere in campo per una corretta gestione dei nuclei abitativi e dei luoghi di lavoro in primis e di tutte quelle situazioni ambientali che possono essere coinvolte dalla presenza, sia per emissione che per diffusione, del gas Radon.
dr. geol. Salvatore Candila
Normativa di riferimento:
1. Il 17/01/2014 è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale Europea la Direttiva 2013/59/Euratom. L’Italia entro il 06/02/2018 dovrà emanare delle disposizioni nazionali che attuino tali indicazioni europee. La Direttiva 2013/59/Euratom stabilisce nuovi limiti per le concentrazioni di Radon (300 Bq/m3) e per le radiazioni emesse da materiali da costruzione.
2. Decreto Legislativo 26 maggio 2000, n. 241
“Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti”.