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Il Geologo in classe, intervista al Prof. Miccadei

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Il Geologo in classe, intervista al Prof. Miccadei

Nasce la petizione per inserire la geologia nelle scuole. Intervista al Prof. Miccadei: ”…Il mio desiderio è che portando un geologo in classe i bambini potranno crescere meglio e prevenire i rischi”.

Il Prof. Enrico Miccadei, docente di Geografia Fisica e Rilevamento Geomorfologico presso il Dipartimento di Geologia e Ingegneria dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, nonchè Vice Presidente dell’Associazione Italiana di Geologia e Turismo,  ha da pochi giorni lanciato la Petizione ”Legge di inserimento della Geologia dalle scuole elementari alle superiori”, (per votare clicca qui), che sarà consegnata al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio.

Miccadei da anni svolge anche un’intensa attività didattica rivolta e divulgare la cultura geologica fin dai bambini delle elementari e, contattato dalla nostra Redazione, ha concesso a ConoscereGEOLOGIA questa interessante intervista spinto soprattutto dal suo spirito divulgativo e dal suo ”amore per la geologia”.

Il Prof. Miccadei a lezione di geologia con i suoi ragazzi

Il Prof. Miccadei a lezione di geologia con i suoi ragazzi

1. Prof. Miccadei, la sua petizione ”Legge di inserimento della Geologia dalle scuole elementari alle superiori” ha avuto in poche ore tantissime adesioni, ma come è nata la sua idea?

”La mia idea nasce da trent’anni di laurea e dai cinque di corso di laurea (4 più un anno di tesi). Anche negli anni ‘80 avvenivano tragedie legate ai rischi naturali e scrivevo sui banchi “voglio la scritta geologo sui cartelli edili” e invece ancora oggi leggiamo solo le voci Ingegnere, Architetto e Geometra. In trent’anni ho dedicato ampio spazio alla didattica e al rilevamento geologico e geomorfologico (alcuni miei allievi sono ottimi geologi in Europa e negli Stati Uniti e tanti lavorano negli Enti pubblici o privati). Il mio amore per la geologia è enorme, è filosofia di vita, è passione e cerco questo di trasmettere ancora oggi agli studenti. Nasce dalla convinzione che, usare la geologia nella quotidianità, è Economia, è Educazione civica è rendere un popolo “Cittadino consapevole” del proprio territorio e quindi del Pianeta.

Nasce l’insoddisfazione ed il senso di vuoto ad ogni terremoto, ad ogni alluvione, ad ogni movimento gravitativo e quindi penso a qual’è il minimo comune denominatore. Questo è solo il grado di conoscenza ed in questo caso di “non conoscenza”. Allora bisogna conoscere, e partendo da dove se non dalla scuola? Rendere gli studenti consapevoli dei rischi naturali e solo dopo di quelli antropici. Solo così saremo cittadini consapevoli e cittadini del mondo. Dopo il terremoto de l’Aquila avevo coniato la parola “Geologia sociale”, nulla o poco è stato fatto e come allora la petizione si è già arenata a 1190 firme, dopo il terremoto de L’Aquila si era fermata a 1153. La geologia non è nella cultura delle persone come il calcio sportivo…purtroppo. Solo avendo una vera cultura, ridurremo le vittime dei rischi naturali ed avremmo fatto una vera operazione di prevenzione.”

2. …quindi meglio partire dai bambini delle elementari?… ma agli adulti (amministratori e non) cosa ritiene di dire?

”Meglio partire anche dalla materna. Ma con un programma serio, vero e con esercitazioni sul terreno. Che cos’è una roccia, quali sono le forme ed il paesaggio dove vivo, ho faglie buone o cattive, a casa i miei genitori hanno la relazione geologica. La scuola, l’ospedale, il mio luogo di lavoro è su un terreno sicuro?

Si parla sempre di edifici ma mai di suolo. Questo direi agli adulti e agli amministratori. E direi anche ai geologi ”Imparate a dire di no” e “fate in modo che progetto e geologia si parlino” e che non siano due atti amministrativo-burocratici.”

Il geologo in classe

Il geologo in classe

3. Perchè in Italia è sempre mancata la cultura del rischio nonostante la nostra penisola storicamente è sempre stata interessata da disasti naturali?

”In Italia la cultura della Vulnerabilità e del rischio c’è perchè fa economia, non c’è quella della pericolosità. Noi Geologi conosciamo benissimo il territorio nazionale ma non ci fanno esprimere giudizi. A livello storico sono stranoti e studiati i rapporti dell’Almagià, di Baratta, i testi del Cav. De Giorgi, ma nulla si fa per la prevenzione. Pensate solo ai quadri di Giotto dopo i terremoti di Assisi, ai disegni dopo il terremoto disastroso di Reggio Calabria di fine ‘700. Chi crede che il rompo “codice di edilizia italiana è stato fatto a l’Aquila nell’800? ed il primo convegno di Geodinamica? sempre a l’Aquila, perché tutti sanno che l’Aquila si chiama città ballerina per colpa dei continui terremoti. Questo bisogna ricordare, studiare, partecipare. Pensate che in Abruzzo, con tutto quello che sta avvenendo, il Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università “G.d’Annunzio” di Chieti-Pescara, l’unico in Regione, non è mai stato chiamato a partecipare, non abbiamo avuto nessun contributo di ricerca per i rischi naturali. Io per studiare il territorio su cui opero, ho circa 5000€ l’anno, che mi vengono assegnati dopo complesse operazioni di calcolo. Tra qualche anno non ci saranno più dipartimenti di geologia in Italia ed i terremoti e le frane ci saranno ancora, perchè l’Appennino sta ancora crescendo come catena montuosa.”

4. Ma la colpa è anche dei geologi? che forse non sono mai stati bravi comunicatori?

”Uno dei miei docenti, che poi diventò un amico, Giovanni Pallini (detto Jack, scomparso prematuramente in un’escursione didattica) al secondo anno di geologia (alla prima lezione di paleontologia) ci disse: “Quando mafia e camorra moriranno voi lavorerete”. Voleva dirci impegnatevi al massimo perchè è una facoltà durissima. Dovete parlare alle altre discipline e non a voi stessi. In questo siamo pessimi comunicatori, pensiamo di parlare sempre tra geologi. Sfido chiunque a capire “L’evoluzione neogenica quaternaria dell’Appennino, formatosi in un sistema a duplex con sovrascorrimenti vergenti ad est e con faglie dirette verso sudovest”. Noi in televisione parliamo così. Noi dobbiamo comunicare con parole semplici e dirette, che arrivino dal bambino al politico. Altra colpa di noi geologi è che non sappiamo fare squadra e questo crea spazi enormi ai “cialtroni della geologia” che magari senza laurea prevedono rischi naturali come i rabdomanti o meglio (nel senso di peggio) i cartomanti. I geologi devono credere nella geologia e non inseguire false chimere. Solo così cresceremo di più e la società ci darà più credito. Ora andiamo in ordine sparso.”

Il geologo in classe

Il geologo in classe

5. I bambini, che Lei conosce bene e che sono il nostro futuro, ”con che occhi La guardano” in classe?

”I bambini sono il nostro futuro e mi guardano con occhi affascinati, pieni di voglia di scoprire le cose che facciamo attraverso i giochi. Io porto bussola, martello e lente e con loro studio giocando. Mi fanno dei disegni, dei temi, delle foto degne di geologi professionisti. Sono pieni di entusiasmo, andiamo per fiumi a raccogliere rocce (sassi) imparando che sono esseri animati come la flora e la fauna. Impariamo che con i fossili raccontano storie bellissime, impariamo a rispettarle perchè ci danno l’acqua, il gas, il petrolio, diventano e formano paesaggi. Impariamo a capire come e quando diventano rischi. Sono tutti geologi in erba…tutti i cartoni animati sono geologici (aria, terra, acqua e fuoco vanno dai Pokemon, alle Winx…i Gormiti sono il top); ho fatto una lezione di geologia e fumetti. “Magico vento” è il geologo top, ma anche Diabolik e Tex… Il mio desiderio è che portando un geologo in classe potranno crescere meglio e prevenire i rischi. Ho detto prevenire e non prevedere. La scienza deve aiutarci ad avere più conoscenza e quindi da cittadini più coscienza. Solo così potremo fare prevenzione.”

01/03/2017
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